Bonaccini nell’Isola, frangia pro-Schlein minoritaria. Poi due nomi per leadership sarda

Alessandra Carta

Nella pentola del Pd torna a bollire qualcosa di sostanzioso. E non solo sul fronte degli assetti nazionali, dove Stefano Bonaccini ed Elly Schlein si stanno giocando la leadership e quindi la candidatura alle Politiche del 2027. I movimenti di questi giorni riguardano pure la segretaria del partito isolano con due nomi in corsa, sebbene non siano ufficiali.

Cominciando dal quadro nazionale, quasi tutto il Pd sardo ha deciso di schierarsi con il governatore dell’Emilia Romagna. Tanto che Bonaccini sbarca nell’Isola sabato 14 febbraio con un tour serrato che inizia alle 15 a Olbia e si concluderà a Cagliari in serata. L’aspirante nuovo segretario del Pd farà anche tappa a Lula, per vedere da vicino l’evoluzione a Sos Enattos, la miniera candidata ad ospitare l’Einstein Telescope, la più grande infrastruttura di ricerca europea sulle onde gravitazionali. Nel capoluogo il comizio finale è previsto al T-Hotel dalle 19,30.

Con Bonaccini sta intanto l’attuale maggioranza del partito, ovvero i riformisti di Silvio Lai e Antonello Cabras e i popolari capeggiati da Paolo Fadda. Spaccati, invece, gli ex Ds: l’area dell’ex deputato Siro Marroccu appoggia il presidente emiliano, mentre il gruppo dell’ex sottosegretario Giulio Calvisi sostiene la Schlein. Stessa scelta per i dem ascritti nell’area dell’ex ministro Dario Franceschini e che nell’Isola fanno riferimento a Gianluca Lioni.

Più incerto lo schieramento nella corrente di Renato Soru che sta marciando spaiata e ancora senza una linea ufficiale. Fanno eccezione il deputato Marco Meloni e l’ex senatore Francesco Sanna: entrambi stanno facendo campagna elettorale per Bonaccini. Meloni a livello nazionale è un fedelissimo di Enrico Letta, mentre Sanna era passato con Matteo Renzi ma senza seguire il fiorentino in Italia Viva. Il voto delle Primarie nazionali, inizialmente previsto per il 19 febbraio, è slittato di una settimana, a domenica 26.

Sul fronte regionale, l’attuale segretario Emanuele Cani sta avanzando a colpi di proroghe e a novembre 2021 venne pure commissariato su ordine di Letta con Enrico Borghi, cui sarebbe spettato il compito di organizzare il nuovo congresso in Sardegna. Ma l’azione di Borghi è stata totalmente fallimentare: il Pd isolano l’anno scorso è proprio sparito dai radar, malgrado ci fossero le Politiche, poi stravinte dagli Fdi di Giorgia Meloni anche in Sardegna.

Adesso invece i motori dem si sono riaccesi. Anche perché dopo la sfida Bonaccini-Schlein, a stretto giro di apriranno le urne delle Primarie in tutte le regioni. I candidati, per ora, sono due: Giuseppe Meloni e Piero Comandini, entrambi consiglieri regionali ma con prospettive diverse. Meloni, gallurese del 1979, è la carta che il Pd sardo vuole giocare per svecchiare il partito, anche perché l’onorevole sa fare il suo: oltre al mandato nella massima assemblea sarda, è stato anche sindaco. Comandini, cagliaritano del 1961, già in corsa qualche anno fa per guidare i dem sardi, rappresenta l’uso sicuro del partito, e forse per questo sembra avere meno appeal rispetto al Meloni. Del resto il Pd isolano è sempre più percepito come una forza politica troppo ‘vecchia’ e lontana dai cittadini, più attenta a garantire rendite di posizione che non diritti. Ecco perché serve una scelta di rottura sulla prossima leadership e tutti ne sono consapevoli.

Di sicuro, sia Meloni che Comandini hanno le carte in regola per svolgere i compiti che attendono il primo partito del centrosinistra, cui spetta guidare le alleanze in vista delle Regionali 2024. Non elezioni ‘normali’, ma un insidioso appuntamento con le urne in cui il centrosinistra, se vuole vincere, ha l’obbligo di allearsi con gli M5s.

Alessandra Carta

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