Avvocati contro Guardasigilli. Dopo l’Ordine di Palermo, anche quello di Cagliari chiede le dimissioni del ministro grillino Alfonso Bonafede. Il casus belli ruota intorno alle dichiarazioni che il titolare della Giustizia ha fatto a Porta a Porta, ospite di Bruno Vespa. A domanda precisa sulla riforma della prescrizione, Bonafede ha risposto: “Quando per il reato non si riesce a dimostrare il dolo, diventa un reato colposo”. Parole, quelle del ministro, che hanno indignato gli avvocati.
L’Ordine di Cagliari, presieduto da Aldo Luchi, si è riunito in seduta straordinaria venerdì. Il documento approvato è stato spedito al Consiglio del ministri. Gli avvocati del capoluogo sardo, come i colleghi di Palermo, hanno messo nero su bianco che le dichiarazioni del Guardasigilli “denotano l’assoluta ignoranza da parte dello stesso sulle nozioni minime di diritto, richieste fin dai primi anni del corso di studi universitario in Scienze Giuridiche”. Nel deliberato è scritto ancora: “Nonostante tale evidente deficit, il ministro ha reiteratamente dichiarato di voler profondamente alterare i riti attualmente vigenti, peraltro omettendo sistematicamente di rendere disponibili i relativi disegni di legge, onde consentire l’interlocuzione con gli attori della giurisdizione, e ha respinto ogni ipotesi di revisione della norma che, di fatto, sopprimerà l’istituto di garanzia della prescrizione, la cui entrata in vigore è fissata per il 1° gennaio del 2020”.
Sulla riforma, gli avvocati di Cagliari osservano ancora: “Contro ogni logica e a dispetto di qualsiasi evidenza, il ministro persiste nell’ostentare il progetto di ridurre a quattro anni la durata complessiva massima dei processi penali, e ciò nonostante sia ovvio che la soppressione della prescrizione determinerà il venir meno di qualsivoglia stimolo alla celere celebrazione dei processi, lasciando tutti i cittadini coinvolti in balia di un giudizio perenne”. Bonafede viene quindi considerato “inadeguato al ruolo”, visto che la guida del dicastero “richiede, prima ancora del rispetto, la conoscenza della Costituzione e dei principi in essa contenuti”, tra cui “inviolabilità della difesa (articolo 24), presunzione di non colpevolezza (articolo 27) e giusto processo (articolo 111).
[Nella foto Luchi e Bonafede]