Le Regioni FVG e Sardegna e le Provincie autonome di Trento e Bolzano hanno sottoscritto la Carta di Udine, documento in cui i rappresentanti delle autonomie speciali prendono atto congiuntamente degli effetti della riforma costituzionale e dove si chiarisce che lo strumento costituzionalizzato dell’intesa fungerà da salvaguardia della specialità. Il documento è stato firmato in apertura del convegno “Riforma Costituzionale e Autonomie speciali” nell’auditorium Comelli della Regione dalla presidente Serracchiani, dai presidenti delle Province autonome di Trento e Bolzano, Ugo Rossi e Arno Kompatscher, e per la Sardegna, dall’assessore agli Affari generali e Riforma, Gianmario Demuro. “La Carta di Udine – ha spiegato Serracchiani – è un documento importante a cui abbiamo lavorato come presidenti delle Regioni e delle Province autonome anche su sollecitazione, come nel caso del nostro Consiglio regionale, per specificare meglio gli effetti che la riforma costituzionale ha sulla specialità. Il risultato – ha aggiunto – è un documento da cui si evince non solo che non applichiamo direttamente la riforma costituzionale alle Regioni a Statuto speciale, ma che la riforma costituzionale rafforza la loro specialità. Con il concetto di intesa diventiamo più forti rispetto allo Stato: è importante perché, come dicono anche molti costituzionalisti e altri presidenti di Regione a Statuto ordinario, questa riforma rafforza le speciali. La riforma entrerà in vigore con il prossimo mandato, il che significa – ha specificato Serracchiani – che abbiamo un anno abbondante, per fare il lavoro attorno all’intesa non soltanto individuando il metodo ma, soprattutto, i contenuti. Noi puntiamo come Regioni a Statuto speciale ad avere anche ulteriori competenze ed il Friuli Venezia Giulia alcune richieste le ha già avanzate. Questo lavoro sinergico produrrà un rafforzamento particolarmente importante per noi”. Nella Carta di Udine è ribadito anzitutto che le Autonomie speciali sono “nel tessuto profondo della Carta Costituzionale e intendono fornire un contributo di modernizzazione istituzionale per valorizzare un modello di regionalismo naturalmente asimmetrico e differenziato”.
Ma, si ricorda anche, “le Autonomie Speciali devono essere sempre considerate come parte del tutto e mai come corpo separato”. In questo senso, anche il percorso di riforma costituzionale in esame è un salto di qualità nella piena applicazione dei principi costituzionali fissati nell’articolo 5 della Costituzione. La Carta fa riferimento in particolare al Senato delle Regioni e delle Autonomie Locali, che “al di là dell’esercizio pieno delle funzioni legislative in alcune materie fondamentali, in particolare per le leggi costituzionali, mantenuto, svolge ruolo di riequilibrio istituzionale nella possibilità di richiamare ogni provvedimento legislativo approvato dalla Camera, nel rapporto con l’Ue e nell’attività di valutazione dell’impatto delle politiche pubbliche e comunitarie sul territorio”. Elemento non secondario è la forte incidenza del Senato delle Regioni e delle Autonomie nelle nomine degli organi di garanzia (elezione del presidente della Repubblica e nomina di 2 giudici costituzionali sui 5 di nomina parlamentare). “Il legislatore costituente – si legge nella Carta – ha pienamente confermato, nel nostro ordinamento, il valore delle Autonomie Speciali. Resta la differenziazione e non viene messa in discussione la specificità”. Anzi, l’iter parlamentare ha anche consentito di salvaguardare gli Statuti di Autonomia, introducendo il principio dell’intesa nel processo di revisione, il mantenimento delle norme più favorevoli introdotte con la riforma costituzionale del 2001 e la possibilità del trasferimento di ulteriori competenze attualmente statali con la procedura semplificata dell’art.116 comma 3 della Costituzione. I sottoscrittori della Carta sono convinti quindi che “proprio una corretta applicazione del principio dell’intesa consentirà alle Autonomie speciali di divenire laboratorio, magari attraverso una strategia costituzionale comune, per la sperimentazione di altre forme avanzate di autonomia a geometria variabile e virtuosamente competitive”. Infine, in un quadro di relazioni Stato-Autonomie speciali caratterizzato dal principio dell’intesa e dal metodo negoziale improntato alla leale collaborazione, “diviene esigenza funzionale il rafforzamento del ruolo delle Commissioni paritetiche, sede istituzionale del confronto e della sintesi”.