“La Sardegna, con il nostro ricorso accolto dalla Corte lo scorso novembre, ha difeso la sua specialità e contrastato una legge iniqua. Una legge che la Corte stessa, ascoltando le preoccupazioni delle Regioni promotrici, ha già demolito e svuotato perché ci toglieva risorse e ci condannava a restare indietro”. Così la presidente della Regione, Alessandra Todde dopo la pronuncia della Consulta che ha bocciato il referendum abrogativo sull’Autonomia differenziata delle Regioni.
E la governatrice rincara la dose e punta il dito contro il Veneto: “Se il capogruppo della Lega Veneta ha dichiarato recentemente che il Veneto vale più della Sardegna, per farci capire cosa si intende per differenziata – evidenzia Todde – noi invece continueremo a difendere con le unghie e con i denti le risorse e le opportunità che le spettano”.
Hanno votato contro il referendum abrogativo sono stati undici giudici anziché quindici, a causa del mancato accordo in Parlamento sulla nomina dei quattro membri di nomina politica: “L’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari – hanno rilevato -. Ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore”. Per queste ragioni il referendum “verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata”: ciò “non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale”, spiega la Corte, che si era già espressa il mese scorso in merito alla stessa legge, sottolineando – ai fini di compatibilità costituzionali – la necessità di correzioni su sette profili della stessa legge: dai Livelli essenziali di prestazione (Lep) alle aliquote sui tributi.