Approvata tra le polemiche la riforma sanitaria: passa il commissariamento delle aziende

di Vito Fiori

Come previsto, con i voti della sola maggioranza, la legge di riordino del sistema sanitario è stata approvata. Inutili le contestazioni delle minoranze che non hanno mancato di sottolineare quanto il provvedimento non servisse a migliorare la disastrosa situazione della sanità isolana ma solo a sostituire i direttori generali delle Asl.

Il centrosinistra ha tirato dritto e dato il via libera ai 15 punti contenuti nella legge, compreso quello che riguardava il commissariamento delle aziende. Con un problema di troppo, peraltro inevitabile: prima della finanziaria nessuna nuova nomina. Con il disappunto dell’assessore del Bilancio Giuseppe Meloni, che ieri in consiglio ha cercato di spiegare come la riforma non comportasse spese aggiuntive per le casse regionali e l’opposizione a minacciare ricorsi alla Corte dei conti.

Armando Bartolazzi, anche lui presente in aula, è intervenuto per spiegare che quello che stava per ottenere l’ok della maggioranza fosse solo un primo step in vista di altri passaggi necessari per mettere a regime la riforma. In ogni caso, il dibattito consiliare non ha fornito un’immagine positiva della classe politica sarda. Una settimana fa, l’opposizione si era inalberata su una battuta di Bartolazzi (“Un sistema sanitario che manco nel Sudan”), tanto da redigere una lettera di scuse da inviare all’ambasciatore del paese africano a nome di tutti i sardi (chi gliel’ha chiesta?) e perdere tempo dietro questioni “de lana caprina”. Perché le critiche sulla legge ci stanno, ci mancherebbe, ma buttare tutto in caciara denota il livello sempre più modesto di un’assemblea incapace di intraprendere percorsi di riflessione e, perché no?, di collaborazione, con l’obiettivo di migliorare la vita dei cittadini sardi, vera mission degli eletti.

Ieri mattina, la maggioranza ha costretto il presidente Piero Comandini a sospendere la seduta per mancanza del numero legale, diversi consiglieri erano andati a salutare il leader della Cgil Maurizio Landini, a Cagliari per promuovere i referendum. Tra un’interruzione e l’altra, merito del centrosinistra, l’aula approvava, a maggioranza, l’accorpamento del Microcitemico al Brotzu e dell’ospedale marino di Alghero con la Asl 1 di Sassari, mentre il centrodestra votava contro. I lavori sono ripresi nel pomeriggio per entrare nel vivo della questione, meglio, della contesa tra i duellanti: l’articolo sui i commissariamenti delle aziende sanitarie. Le barricate delle opposizioni, con l’annuncio di ricorsi immediati alla Corte dei conti, non è sembrato modificare il corso della seduta.

Chiusa la partita sanità, adesso si avvicinano due importanti appuntamenti giudiziari che potrebbero in qualche modo scalfire lo status quo. Il 19 marzo il tribunale deciderà sul futuro degli aeroporti sardi e del progetto di F2i Ligantia di accorpare in un’unica società i tre scali. Il giudice si era già pronunciato concedendo nel 2023 la sospensiva alla Regione che aveva ricorso contro l’ipotesi di fusione. Difficile che la linea cambi. E il 24, un altro giudice dovrà cominciare a valutare la posizione di Alessandra Todde su cui pende la dichiarazione di decadenza del collegio di garanzia elettorale della Corte d’appello di Cagliari. In questo caso il l’organo giudiziario non ha accolto la sospensiva chiesta dai legali della presidente. E la situazione, al di là delle tifoserie, rimane piuttosto complessa. Il rischio che con Todde anche i consiglieri vadano a casa è dietro l’angolo, altro che ambasciatore del Sudan.

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