Anche nell’Isola i sostenitori di Ingroia, una ‘Rivoluzione civile’ alternativa al centrosinistra. Ma non del tutto

La ‘Rivoluzione civile’ di Antonino Ingroia comincia a muovere i suoi passi anche in Sardegna e i partiti e movimenti che la compongono si preparano a dare battaglia agli schieramenti più accreditati e anche a superare alcune contraddizioni interne, che già emergono.

Perché il limite più evidente della coalizione del magistrato antimafia è proprio la sua collocazione politica, divisa tra un collocamento forte nella sinistra alternativa, una apertura a movimenti extra politici e la presenza di un partito come l’Italia dei Valori che difficilmente può essere considerato vicino a queste posizioni.

Il tratto comune è sicuramente la battaglia per la legalità e l’opposizione alle politiche, considerate neo liberista dei governi Berlusconi e Monti. Ma per quanto riguarda la Sardegna, secondo il segretario regionale di Rifondazione Alessandro Serra “è necessario che diventino prioritarie le battaglie sul lavoro e sulla desertificazione produttiva dei nostri territori. Noi vorremmo dare voce in lista ai rappresentanti di tutte le battagli di questi mesi, dai pastori sardi, al popolo delle partite Iva ai rappresentanti degli operai”.

Secondo Serra l’adesione alla rivoluzione civile nasce anche dopo i mancati contatti con il centrosinistra, a livello nazionale e regionale, anche se non esclude qualche accordo possibile. “Magari al Senato, dove sarà necessario contribuire per fermare le destre”. Un altro punto fondamentale di questa campagna sarà il rinnovamento, che per Serra “non deve essere solamente di facce, ma soprattutto di metodi. Bisogna cambiare le logiche spartitorie della politica. Il rinnovamento dentro Rifondazione lo stiamo attuando da anni, puntando sulla maggior parte di amministratori di età inferiore ai 30 anni”.

Sui nomi in lista ancora nessuna anticipazione o veti. “Saremo responsabili, come sempre. Ma tutti devono pronti a fare un passo indietro, se necessario”.

Su quest’ultimo punto più netta la posizione di Cambiare si può, movimento nato sulla rete in tutta Italia a sostegno di Ingroia e che anche in Sardegna sta muovendo i primi passi, con incontri a Sassari, Oristano e Cagliari. “Non siamo d’accordo su nomi come Diliberto o Palomba, spiega uno dei portavoce Nicola Imbimbo.

“Vorremmo che i partiti si spogliassero del ruolo di nomina dei parlamentari e si aprissero maggiormente ai cittadini e alla società”. Dentro Cambiare si può sono confluiti diversi movimenti e associazioni come “Gettiamo le basi”, “Asarp”, Don Chisciotte”. “Stiamo raccogliendo adesioni di molti che non si riconoscono nei vecchi partiti, qualcuno anche dal movimento 5 stelle. La nostra è una battaglia difficile, ma ci proviamo”.

A fare la parte del leone dentro la coalizione potrebbe però essere l’Italia dei Valori, partito più strutturato e accreditato del maggiore consenso. In Sardegna puntano al secondo nome in lista per Federico Palomba, visto che Ingroia sarà capolista in tutti i collegi nazionali. Il partito di Antonio di Pietro in Sardegna non sembra preoccupato di un eccessivo sbilanciamento a sinistra, che potrebbe disorientare i propri elettori.

“Noi vogliamo proporre un progetto alternativo di cambiamento, soprattutto al liberismo imperante. Alcune politiche che potevano sembrare rivoluzionarie, specie sul controllo del mercato, oggi sono diventate una necessità”, spiega il vice coordinatore Idv Salvatore Lai, che non chiude la porte al Pd, specie a livello regionale.

“Noi abbiamo sempre lavorato e continuiamo a lavorare per l’unità dei progressisti. In questa fase ci troviamo in una posizione conflittuale con il centrosinistra, ma il dialogo non è interrotto specie in vista del fondamentale appuntamento delle regionali in Sardegna”. Sulla questione delle liste e del rinnovamento, Lai è piuttosto chiaro. ” In Sardegna noi vogliamo valorizzare un partito già organizzato come il nostro e anche l’ottimo lavoro fatto da Federico Paolmba, che è stato il parlamentare sardo più produttivo nell’ultima legislatura. Non faremo barricate, ma rivendichiamo un ruolo che ci viene dato da ciò che abbiamo fatto in questi anni”.

Alberto Urgu

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