Accordo Regione-Difesa sulle servitù: maggioranza spaccata, Pds dice ‘no’

A poche ore dalla discussione in Consiglio regionale (domani 12 dicembre alle 10,30), il centrosinistra marcia diviso sull’ordine del giorno col quale l’Aula deve affidare al presidente Francesco Pigliaru il compito di firmare l’accordo con la Difesa sulla riduzione delle servitù militari (qui tutti i dettagli): il Partito dei sardi (Pds), per il tramite del capogruppo Gianfranco Congiu, ha già fatto sapere di considerare l’intesa “irricevibile”.

Per provare a comporre il quadro dell’unità, Pigliaru ha convocato un primo vertice questo pomeriggio a Villa Devoto (dalle 17) fissando anche un seconda riunione per domani mattina alle 9, un’ora e mezzo prima che comincino i lavori del Consiglio. Ma la frattura tra Pds e maggioranza sembra insanabile. Gli indipendentisti dell’Aula hanno assunto una posizione condivisa con i vertici del partito, ovvero il segretario Paolo Maninchedda e il presidente Franciscu Sedda. Così da sabato, due giorni dopo che il governatore ha consegnato a tutte le forze della maggioranza la bozza dell’accordo.

Stando a quanto filtra dal Pds, l’intesa tra Regione e Difesa “è molto meno impattante rispetto ai toni trionfalistici con i quali è stata presentata alla stampa”. Il Partito dei sardi bolla come “insufficienti” le porzioni di territorio che i militari restituirebbero alla Sardegna sia a Teulada che a Capo Frasca, tanto da parlare di “accordo inadeguato rispetto alle aspettative dell’Isola”.

Il passaggio di domani in Consiglio regionale lo ha deciso lo stesso Pigliaru che non sembra intenzionato ad andare a Roma senza il sostegno pieno della maggioranza. Diversamente il capo della Giunta firmerebbe un accordo politicamente debole, depotenziato proprio dalla mancanza di unità all’interno della coalizione. Ma al momento non sembrano esserci margini di manovra per arrivare a una posizione condivisa. Pigliaru, dal canto suo, si è già esposto troppo per poter tornare indietro adesso, chiedendo a Roma ulteriori ‘ritocchi’: il 29 novembre scorso, quando la conclusione della trattativa con la Difesa è stata annunciata alla maggioranza, il governatore aveva parlato di una “prima proposta” fatta dal Governo e “da me rifiutata perché del tutto insufficiente”, lasciando così intendere di essere soddisfatto dell’ultimo accordo raggiunto.

Solo domani di capirà come il centrosinistra deciderà di muoversi sul tema delle servitù militari. A Villa Devoto Congiu ha chiarito che la posizione critica del Pds “non è un voto politico contro la Giunta, ma  contro il Governo”. Tuttavia è Pigliaru, per ora, a pagare il prezzo più alto dello strappo interno alla maggioranza.

Nella seduta di domani all’ordine del giorno c’è anche la Finanziaria 2018, la cui discussione, a questo punto, dovrebbe slittare nel pomeriggio. Ma l’obiettivo non cambia: il centrosinistra punta all’approvazione entro la fine del mese per poter spendere da subito tutte le risorse a disposizione.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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