Accantonamenti, tutti i dubbi dell’Anci: “L’accordo con lo Stato sacrifica l’Isola”

L’accordo con lo Stato per chiudere la vertenza entrate, soprattutto per quanto riguarda gli accantonamenti, non convince il presidente dell’Anci Sardegna, Emiliano Deiana. Il presidente della Regione, Christian Solinas, ha chiuso la trattativa con l’accordo tra il StatpRegione, ma dall’associazione dei sindaci viene sollevata più di una perplessità. A finire sotto la lente di ingrandimento sono la parte strettamente economica e quella legata alle regole istituzionali che caratterizzano questo accordo. Sul primo aspetto, Deiana avverte la pericolosità di ritirare i ricorsi nei confronti dello Stato, una mossa rischiosa anche perché “Friuli Venezia Giulia e le Province autonome di Trento e Bolzano non lo hanno fatto”. L’altra questione riguarda la quantità e i tempi con cui arriveranno nelle casse regionali i soldi che lo Stato deve alla Sardegna. Secondo il presidente dell’Anci non sono 400 milioni di accantonamenti degli anni scorsi ma circa 700 e poi il fatto che verranno spalmati in rate, sino al 2025, che inizieranno l’anno prossimo con una cifra di sette milioni. “La parte sulle infrastrutture – aggiunge Deiana – allunga il brodo fino al 2033. Piccole quote che non risolvono il gap infrastrutturale della Sardegna perché non si parla né di ferrovie né di come abbattere definitivamente il digital divide nelle aree interne, quelle nelle quali nessuna azienda vuole rischiare perché fuori mercato”. C’è un aspetto legato alla situazione finanziaria de Comuni e delle Province, separata dalla vertenza entrate della Regione: “Ai comuni sardi continuano a mancare, circa 400 milioni all’anno (frutto di tagli pluriennali fra il 2009 e il 2014) e nell’accordo non se ne fa cenno almeno come titolo per avviare la regionalizzazione della finanza locale”.

Per quanto riguarda la parte dei rapporti istituzionali, c’è un altra questione che potrebbe rappresentare un campanello d’allarme ed è l’articolo 4 dell’accordo che “consente allo Stato, senza specificarne i contorni, di sovvertire, quando le proprie esigenze lo richiedano, l’articolo 8 dello Statuto, quello che regole le entrate della Regione”. In una trattativa con lo Stato è normale che “da qualche parte si debba cedere – sottolinea il presidente dell’Anci – ma mi pare che i sacrifici vengano fatti sempre dalla Sardegna e dai sardi”. Deiana, inoltre, contesta al presidente Solinas la scelta di aver condotto la trattativa puntando più sulla politica che sul movimentismo: “Esistevano tutte le condizioni politiche per richiedere la mobilitazione di tutta la Sardegna: partiti, associazioni, enti locali, sindacati, forze imprenditoriali, disoccupati, lavoratori del pubblico impiego, pastori e agricoltori e operai. Si è preferito fare altro e la cronaca e la storia diranno chi aveva ragione. Intanto si conferma che lo Stato è un lupo di pietra. Non morde perché non ha denti”.

M. S.

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