40 anni senza Berlinguer, il ricordo di Gavino Angius: “Lo conobbi nel mare di Stintino. Tutta la sua vita dalla parte degli ultimi”

“La prima volta che ho visto e conosciuto Enrico Berlinguer è stata nell’estate del 1971, nel sole e nel mare di Stintino. Mi ricordo anche l’ultima, nella luce livida di una sala operatoria del più importante ospedale di Padova. Era morente”. Il ricordo del leader sassarese a 40 anni dalla morte nelle parole di Gavino Angius, storico dirigente – anch’egli sassarese – del Pci prima e di Pds e Ds dopo, deputato e poi anche senatore, oggi 78enne. Il suo intervento nel corso del convegno dedicato alla figura dello storico leader comunista, organizzato dalla Regione con La Nuova Sardegna e Sardinia Post (Gruppo Sae) media partner. Il suo intervento è stato moderato dal giornalista Giuseppe Centore.

“Ai miei occhi mi è sempre apparso come un uomo che amava la vita – ha detto Angius -. Una esistenza umana che ha riempito attraversando una realtà che voleva cambiare. Una persona che voleva vivere con altre persone, una personalità forte. Amava la vita nel senso in cui si assume una responsabilità. Per una esistenza serena anche per gli altri. Quelli meno fortunati di lui. Una esistenza senza sofferenza per nessuno. Tutta la vita dalla parte dei più debili”. E l’ex parlamentare ricorda anche la sua formazione politica e culturale nella sua città di origine. “A Sassari ha imparato molte cose quando era ragazzino. Il padre era un importante avvocato socialista e laico sassarese con una libreria nutrita. Leggeva filosofi, Marx, storia del socialismo. Si era formato una certa cultura politica. Però poi da ragazzino aveva molto frequentato i vicoli. I famosi club della città dove si giocava a biliardo a carte. I ragazzi che frequentava appartenevano tutti a un mondo diverso dal suo: erano figli di muratori, fabbri, calzolai. Lì conosce la povertà vera. Ne conosce l’odore. Poi si iscrive al Pci senza dire niente al padre. E opera una scelta. Organizza coi giovani un circolo e poi siccome nell’autunno del 43 non c’era stata la resistenza a Sassari ma la lotta alla povertà sì, organizzò i famosi motti del pane. La polizia lo arrestò. In prigione un po’ di tempo. Leggeva libri di filosofia. Quando uscì da san Sebastiano il padre furente lo portò a Roma”. (Andrea Tramonte)

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