Roma, 16 feb. (Adnkronos) – Trecento euro a richiesta: era questo il prezzo pagato per entrare in possesso degli atti relativi a procedimenti penali coperti da segreto o intercettazioni. A svelare il sistema corruttivo un’inchiesta della Procura di Roma che ha portato in carcere una praticante avvocato di 29 anni, Camilla Marianera e il suo compagno Jacopo De Vivo, figlio di Giuseppe noto come ‘Peppone’, storico esponente ultrà della Curva Sud romanista morto per una malattia nel 2015. Secondo l’atto d’accusa, dal 2021 al dicembre scorso, i due ‘’in concorso tra loro e previo concerto, con una pluralità di azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, erogavano utilità economiche a un pubblico ufficiale allo stato ignoto, appartenente agli uffici giudiziari di Roma e addetto all’ufficio intercettazioni, perché costui ponesse in essere atti contrari ai doveri del suo ufficio, consistenti nel rilevare l’esistenza di procedimenti penali coperti dal segreto, l’esistenza di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, atti remunerati mediamente nella misura di 300 euro a richiesta’’.
L’indagine è nata nell’ambito di un altro procedimento penale per fatti di droga, ancora coperta da segreto istruttorio, dove qualcuno degli intercettati avrebbe cercato di avere notizie sull’esistenza ‘’di operazioni tecniche di intercettazioni, la tipologia delle stesse e gli obiettivi, target individuati’’. La coppia aveva incontrato un soggetto che voleva sapere se era indagato e sottoposto a intercettazioni dopo aver scoperto un gps nell’auto in uso alla moglie, appartenente alla famiglia Casamonica. E così emerso come i due indagati ‘’fossero coinvolti in quanto mostravano di essere in grado di acquistare le informazioni segrete sull’esistenza di queste operazioni di intercettazione, penetrando i sistemi e le procedure di garanzia e controllo della segretezza delle stesse, a mezzo dell’acquisto di favori illeciti da parte di funzionari infedeli allocati presso l’Ufficio intercettazione della Procura della Repubblica di Roma’’.
Marianera e De Vivo ‘’si stagliano – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – come soggetti che intermediano illecitamente, per conto di persone variamente interessate, richieste corruttive a pubblici ufficiali, in cambio di notizie sensibili perché coperte dal segreto d’ufficio, massimamente afferenti all’esistenza di intercettazioni tradizionali e telematiche, relative a procedimenti in corso’’.