Recovery: G.Sachs, in piano Spagna più enfasi a mobilità, Italia punta su energia

Roma, 3 mag. -(Adnkronos) – Ci sono molte similitudini nei Piani nazionali di Ripresa e Resilienza sottoposti a Bruxelles da Italia e Spagna, ma ci sono anche differenze concrete differenze: se Madrid “prevede di investire relativamente di più nell’economia digitale, Roma ha stanziato più risorse per la transizione verde e l’aggiornamento del mix di produzione energetica”. Lo scrive Godman Sachs in una analisi dei due Pnrr, firmata dall’economista Filippo Taddei che segnala come la Spagna punta a investire relativamente di più nella mobilità verde, forte del suo ruolo di produttore automobilistico, mentre “l’Italia prevede di utilizzare il Recovery Find per ristrutturare il proprio sistema sanitario, con oltre l’1% del Pil destinato agli investimenti a questo settore”.

L’effetto diretto del Recovery Fund – continua Goldman Sachs – sarà un aumento della crescita del Pil di 0,9 punti percentuali in Italia e 1,1 punti percentuali in Spagna nel periodo 2021-26 , con un aumento cumulativo del Pil reale di rispettivamente circa il 4,5% nel nostro paese e del 5,5% in Spagna.

L’analisi di Taddei evidenzia come “le scadenze previste da Italia e Spagna condividono due caratteristiche principali”: in primo luogo, verranno privilegiati – dal punto di vista temporale – gli investimenti finanziati da sovvenzioni (e quindi ‘gratuiti’) rispetto ai progetti basati sui prestiti del Next Generation; ma soprattutto “entrambi i piani governativi mostrano un notevole grado di ottimismo nella capacità di implementare gli investimenti e assorbire i finanziamenti” del Recovery Fund. Infatti, si sottolinea l’esperienza di Italia e Spagna rispetto ai fondi Ue fa prevedere uno scostamento dei progetti legati a prestiti che a sua volta ritarderà la piena erogazione delle sovvenzioni fino al 2026. Secondo la stima di Goldman Sachs laddove il governo italiano prevede di avere praticamente completato l’assorbimento delle sovvenzioni entro il 2024 (con una minima quota residua nel 2025), c’è la possibilità che in realtà nel 2025-26 restino ancora da incassare circa 15 miliardi di euro di contributi ‘a costo zero’.

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