Milano, 22 set. (Adnkronos) – “La disamina delle conversazioni telematiche intercorse fra Marinoni e Tancredi fa emergere la commistione di interessi che li accomuna, nonché l’asservimento delle rispettive funzioni pubbliche agli scopi dei privati, i cui progetti transitano dalla Commissione per il paesaggio”. E’ uno dei passaggi con cui i giudici del Riesame dispongono, nell’ambito dell’inchiesta sull’urbanistica, la misura interdittiva di un anno per Giuseppe Marinoni, l’architetto che è stato a capo della Commissione che ha deliberato sulla rigenerazione urbana.
“Nonostante l’incensuratezza, dimostra la concreta ed attuale elevata attitudine criminale” che viene perpetrata attraverso il “sistematico impiego distorto della funzione pubblica allo stesso attribuita dal ruolo rivestito” ma anche dall'”entità dei benefici ‘di ritorno'” che si traduce nella ricerca di ruoli di “maggior espansione dei propri interessi e della specifica professionalità dimostrata ed intraprendenza dell’indagato, molto attivo sul versante dell’elargizione di favori ai quali connettere la sua – e altrui – influenza politica e professionale”. Per i giudici “l’avidità nella ricerca di nuovi affari, spinge Marinoni a cercare occasioni di lavoro e guadagno, oltre che all’estero, in altre città del territorio dello Stato, quali ad esempio Roma o Monza”.
Inoltre “conserva rapporti privilegiati con esponenti politici ed è solidamente inserito in circuiti di cointeressenza con progettisti e operatori dell’imprenditoria edilizia non solo a livello locale. La sua capacità di operare in tutti i livelli pubblici e privati del settore edilizio, cittadino e non, risulta dunque intatta” dopo aver lasciato il suo incarico. “Le dimissioni, rassegnate solo dopo avere appreso dell’esistenza di indagini a suo carico, non possono essere lette come un segno di resipiscenza o come un atto idoneo a neutralizzare la sua persistente possibilità di incidere su commesse già illecitamente ottenute o sui progetti ancora in corso” concludono i giudici del Riesame.