Milano, 4 nov. (Adnkronos) – “Dopo cinque anni di episcopato, ho chiesto al Santo Padre di scambiare con lui qualche parola. Papa Francesco mi ha benevolmente ricevuto e voglio portarvi i suoi saluti e la sua benedizione”. Lo ha detto l’arcivescovo, mons. Mario Delpini, al termine della celebrazione eucaristica nel Duomo di Milano in occasione della solennità di San Carlo Borromeo, compatrono della Diocesi di Milano.
Parlando quindi dell’udienza privata che il Papa gli ha concesso lo scorso lunedì 31 ottobre, l’arcivescovo ha ricordato: “Papa Francesco mi ha detto che è molto ben impressionato dai gruppi di Milano che incontra, ad esempio i candidati al sacerdozio o i preti che festeggiano i 25 o i 50 anni di messa. Su di loro mi ha detto parole di apprezzamento e credo che questo sia un segno di vicinanza e di amicizia che ci fa bene”. Inoltre “il Santo Padre mi ha raccomandato di avere una particolare cura per i giovani e per le vocazioni, una raccomandazione che volentieri faccio mia e che chiedo a tutti di mettere tra le priorità del nostro impegno come Chiesa di Milano”.
Poco prima, durante l’omelia, riflettendo sulla figura di San Carlo Borromeo e sulle letture del giorno, Delpini ha osservato: “Tra la gente di questo nostro tempo si è diffusa la persuasione che il futuro sia più da temere che da desiderare. (…) Ma lo Spirito di Dio continua a offrire i suoi doni. E anche se talora i contesti ecclesiali si presentano stanchi, un po’ rassegnati, un po’ scettici, Dio continua a chiamare gli uomini e le donne di questo tempo a edificare il corpo di Cristo”. Come nei tempi difficili di San Carlo, ha proseguito, anche oggi tanti uomini e donne “non si sottraggono alle sfide e alle provocazioni e insegnano e danno testimonianza che non è obbligatorio rassegnarsi all’incompiuto, non è un destino inevitabile la disperazione. C’è invece per tutti la vocazione alla pienezza di Cristo”. Infine, parlando di sé, ha concluso: “Per questo tempo, forse un’epoca nuova della storia della Chiesa, è stato scelto un vescovo che non ha certo la tempra di San Carlo. Forse è stato scelto perché non sia una specie di protagonista solitario, ma perché l’edificazione del corpo di Cristo sia un cammino sinodale”.