Luce che si spegne dopo la morte, è quella che ci rende radiosi

Roma, 19 mag. (Adnkronos Salute) – Da oggi potremmo dire che ‘apparire radiosi’ ha una base scientifica. Uno studio dell’Università di Calgary e del National Research Council of Canada ha identificato, grazie a un esperimento sui topi e su alcune specie vegetali, le prove fisiche di un fenomeno di ‘biofotoni’: una luce molto debole, non visibile a occhio nudo, che cessa con la morte dell’organismo. La ricerca – pubblicata su ‘The Journal of Physical Chemistry Letters’ – suggerisce “che tutti gli esseri viventi, compresi gli esseri umani, potrebbero letteralmente apparire radiosi, finché non vivono più”.

Ma attenzione, avvertono gli esperti: lo studio non ha indagato fenomeni, già smentiti e relegati alle credenze, di aure e scariche elettromagnetiche che circondano gli organismi viventi. Per la precisione, il fisico dell’Università di Calgary, Vahid Salari, e il suo team hanno affermato di aver osservato “un’emissione di fotoni ultradebole (Upe) prodotta da diversi animali viventi” che scompare con la morte dell’organismo.

L’esperimento. Quattro topi – immobilizzati – sono stati chiusi separatamente in una scatola buia e sottoposti a imaging per un’ora, dopo la morte sono stati di nuovo analizzati per un’altra ora. Sono stati mantenuti a temperatura corporea anche dopo la morte, per evitare che il calore fosse una variabile. I ricercatori hanno scoperto “di poter catturare singoli fotoni nella banda visibile della luce che fuoriuscivano dalle cellule dei topi prima e dopo la morte. La differenza nel numero di questi fotoni era evidente, con un calo significativo dell’Upe nel periodo di misurazione successivo” al decesso. Un processo condotto su foglie di Arabidopsis thaliana e di Heptapleurum arboricola ha prodotto risultati altrettanto significativi.

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