Roma, 9 mag. (Adnkronos) – Gli italiani sono effettivamente molto preoccupati per la guerra: per la prima volta dopo 80 anni c’è il timore di un nuovo conflitto per più del 70% degli italiani . Non solo: quasi il 60% degli intervistati ritiene concreto e possibile che ciò accada nei prossimi 5 anni. E’ quanto emerge da un sondaggio Izi, presentato questa mattina nel corso della trasmissione l’Aria che Tira condotta da David Parenzo su La 7.
“Una notizia molto preoccupante, se consideriamo che per più del 50 % degli italiani questa guerra coinvolgerà l’Italia e l’Europa nel breve e medio periodo “, spiega Giacomo Spaini , presidente e ceo di Izi. Le aree considerate più critiche del mondo , secondo il sondaggio , sono: per il 71 % degli intervistati il medio oriente e per il 63% l’Europa orientale con il confine Russia Ucraina . L’Asia centrale con il conflitto India e Pakistan preoccupa il 35% degli italiani , mentre Cina e Taiwan il 16%.
Ancora più pesante è la preoccupazione circa l’uso delle armi nucleari in uno scenario di guerra mondiale : per quasi il 70% degli italiani esiste un rischio concreto. “Ma la cosa più interessante è quando si domanda agli itaiiani circa la strategia del riarmo : il 75% risponde di non essere a favore , contro il 24 % che si dice d’accordo . Questa percentuale è talmente significativa da prescindere le posizioni politiche : tra gli elettori di maggioranza il 60% è contrario all’aumento di spese militare e tra quelli di opposizione l’82%. “Il fatto che l’Italia debba aumentare le spese in difesa non va dunque incontro alle volontà degli italiani . Un dato altrettanto significativo e molto politico riguarda poi il sentimento nazionale : solo il 14% degli intervistati ritiene che l’aumento delle spese militari debba riguardare il nostro esercito , quasi il 50% crede che debba essere realizzato un esercito europeo e il 36 % che si debba rafforzare la Nato sotto la direzione degli Usa. Anche qui: tra gli elettori di maggioranza solo il 20% vorrebbe rafforzare la difesa nazionale , mentre il 44% l’esercito europeo”, conclude Spaini.