Milano, 15 mag. (Adnkronos) – L’arma con cui è stata uccisa Chiara Poggi non è mai stata trovata. Di più: l’oggetto contundente con cui è stata colpita ripetutamente alla testa e al viso non è mai stato identificato con certezza. Quello che le sentenze, nei lunghi processi che hanno portato alla condanna in via definitiva a 16 anni di carcere dell’allora fidanzato Alberto Stasi per il delitto del 13 agosto 2007 a Garlasco, hanno escluso con certezza è che l’arma non può essere il martello che manca dalla villetta di via Pascoli. Elementi di cui bisognerà tener conto alla luce del ritrovamento di un martello e di altri attrezzi da lavoro trovati in un canale a Tromello, non lontano da Garlasco, su cui a breve inizieranno gli accertamenti dei carabinieri di Milano incaricati dalla procura di Pavia di effettuare le nuove indagini sul caso.
Un ritrovamento a quasi 18 anni dal caso che impone prudenza: gli oggetti recuperati dopo aver dragato l’area potrebbero non c’entrare nulla con il delitto – sebbene siano stati trovati nella zona indicata da un nuovo testimone – e se si esclude la possibilità di trovare tracce biologiche utili bisognerà utilizzare tecniche più complesse per riuscire a capire da quanto l’oggetto sospetto sia rimasto sul fondale melmoso. Il primo passo è sicuramente un confronto fotografico dell’oggetto recuperato che potrebbe essere riconosciuto oppure no da Giuseppe Poggi, il quale era stato piuttosto preciso nel descrivere l’arnese.
“Il martello che dovrebbe mancare rispetto a quello che vi consegno, si presentava con il manico leggermente più sottile e corto di alcuni centimetri, mentre la parte metallica si presentava con “la coda di rondine” di minor spessore e rettilinea in modo da rendere possibile estrarre chiodi di minor dimensione e le due ‘alette’ erano più lunghe e con l’interspazio sempre conico ma più rettilineo” mette a verbale il padre della vittima ai carabinieri. Una descrizione che per nulla si concilia per la perizia del medico legale, né con le sentenze per cui il martello scomparso non ha “le caratteristiche di alcune delle lesioni riscontrate” sulla ventiseienne. E se resta un martello “da muratore” resta l’arma più compatibile con la ferita, non si può escludere che l’oggetto contundente usato per colpire sia più di uno. Gli oggetti finiti nell’elenco sono diversi: una stampella, un calzascarpe, un paio di forbice oppure un taglierino, fino all’attizzatoio da camino di cui parla (per poi ritrattare) un altro testimone.