Roma, 8 ago. (Adnkronos) – “In gioco c’è l’equilibrio tra i poteri. Se il potere politico non deve mai poter parlare e criticare, mentre l’ordine giudiziario può liberamente criticare perché ritiene di essere in una posizione di preminenza, allora vi è squilibrio”. Lo dice il ministro Tommaso Foti al Corriere della Sera a proposito del caso Almasri e della denuncia della premier Giorgia Meloni che parla di ‘disegno politico’ delle toghe contro la riforma della giustizia.
“Da più parti si è chiesto di ritirare la separazione delle carriere. In Parlamento ci sono state audizioni di tutti. Una maggioranza che aveva messo nel suo programma la separazione delle carriere, ha il dovere di attuarla”. Non è un attacco politico, che serve a preparare la battaglia referendaria sulla separazione delle carriere? “Non vedo imminente la battaglia referendaria. Il referendum non lo cerca la maggioranza, tutt’al più lo cerca l’opposizione non votando una riforma sulla quale, un tempo, anche molti a sinistra erano d’accordo. Ma gli italiani sanno decidere”.
Sbaglia chi sostiene che il governo, rivendicando il primato della politica, punti a colpire tutti i controllori? “Non è che la separazione delle carriere impedisca ai magistrati di controllare i politici. Non vedo alcuna lesione di diritti. O dobbiamo riaprire la pagina di un certo Csm?”. Il governo ha agito sotto ricatto della Libia? “Mi arrendo. Che film è questo? Dove sono le prove? Se qualcuno ha in mano altre carte è piena violazione del segreto di ufficio”. Aggiunge Foti: “Gli allegati alla richiesta di autorizzazione a procedere sono consultabili solo dai membri della Giunta. Per fortuna non siamo più nella fase dei tribunali del popolo. Il Parlamento può negare l’autorizzazione, ritenendo che il governo abbia agito nell’esercizio della sua funzione e per la tutela di un interesse dello Stato”.