Un centro dati nella miniera dismessa. L’idea dell’azienda che sfida gli hacker

“Pensavo che certe cose accadessero solo nei film”, è stato il commento di Nicola, 20 anni compiuti, nel suo primo giorno di lavoro a Dauvea, startup innovativa fondata nel 2017 da Salvatore Pulvirenti e Antonio Pittalis, due persone che hanno scritto in parte la storia di Internet in Sardegna e in Italia: dalla nascita del Crs4 all’avventura di VideoOnline, il primo provider italiano, ma anche una solida esperienza in Tiscali, i due hanno avviato la loro prima iniziativa imprenditoriale in Sardegna. “Ho lavorato a contatto con Carlo Rubbia, premio nobel per la fisica, al Crs4, – ricorda Pittalis – mi sentivo un bambino nel parco giochi più bello del mondo, potendo provare la tecnologia più avanzata e imparare da maestri indiscussi”.

Dauvea oggi ha una ventina di dipendenti e sei persone sono state assunte durante la pandemia. Tra loro c’è Nicola, che lavora nel primo Security operation centre (Soc) della Sardegna (uno dei pochi in Italia), una stanza ipertecnologica sempre chiusa, all’interno della sede dell’azienda, dove si sventano attacchi informatici. “Vedi, da questo monitor si può vedere da dove potrebbero partire le prossime minacce degli hacker, siamo sulle loro tracce”, spiega il giovane informatico davanti alla mappa dell’Europa. Il Soc è uno dei core business di Dauvea, che gestisce appunto le infrastrutture di sicurezza di varie aziende, le più importanti che operano nell’Isola.

Dauvea inoltre lavora nel campo dell’IoT (Internet of things) nei settori dell’agricoltura, della zootecnia e della salute. Uno dei prodotti di punta è il sensore Dauvea Air Care, che sarà disponibile in molte scuole di Cagliari da settembre per monitorare la qualità dell’aria, così come è allo studio un altro sensore che monitora la postura delle atlete di alcune squadre di pallavolo. La quarta linea di business è lo sviluppo di software per supportare lo sviluppo economico delle aziende.

Insomma, non c’è branca dell’Ict e della Cybersecurity che l’azienda non sappia mettere a punto e innovare, soprattutto per quanto riguarda il cloud, come dimostra il suo stesso nome, Dauvea, che in carlofortino significa “succede davvero”.

Un nuovo progetto che presto vedrà la luce si chiama Digital Metalla e prevede la riconversione industriale di un’antica miniera dismessa nel Sulcis in un datacenter green, dove sarà possibile immagazzinare dati, elaborarli e proteggerli a una temperatura ideale, grazie anche alle caratteristiche storiche del terreno. La prima pietra del progetto che non ha eguali in Europa sarà a settembre. “A Oslo, in Norvegia, hanno ricavato un datacenter da un deposito di munizioni – racconta Pulvirenti -, non abbiamo altre notizie di progetti così visionari. Ma questo lavoro per noi significa prima di tutto dare nuova vita ai territori da un’ottica sostenibile, creare posti di lavoro, dare soluzioni ai nuovi trend del mondo digitale, innovare per davvero, facendo. Questa è la nostra mission”.

Laura Fois

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