“L’intelligenza artificiale riguarda tutti”. Nel libro di Michele Petrocelli la necessità di una coscienza digitale

La sala della Fondazione di Sardegna era gremita di persone a Cagliari per assistere e interagire alla presentazione del libro “(In)Coscienza digitale”, in un nuovo appuntamento tra cultura e innovazione targato Innois. Presente, oltre all’autore Michele Petrocelli, economista e professore presso l’Università Guglielmo Marconi di Roma, anche l’imprenditore e investitore Andrea Pili, la responsabile di Open Campus Alice Soru e il direttore generale della Fondazione di Sardegna Carlo Mannoni. Gli ospiti hanno parlato della rivoluzione digitale in corso, interrogandosi sulle conseguenze e gli strumenti utili a gestire una delle sfide più importanti degli anni a venire: l’intelligenza artificiale.

Durante il dibattito, moderato da Rossella Porcheddu, responsabile area progettazione , sviluppo e innovazione di Fondazione di Sardegna, si è coinvolto anche il pubblico presente, mentre Petrocelli ha riconosciuto che “l’intelligenza artificiale riguarda tutti”. E, soprattutto, che “la tecnologia non si sta solo sostituendo ai lavori ripetitivi ma sta avendo sempre più anche la capacità di prendere decisioni attraverso l’elaborazione dei dati”. In questo momento storico, stare al passo con questa vera e propria rivoluzione, che coinvolge sia la sfera professionale sia quella privata, non è facile. “Il digitale corre così veloce che le persone non hanno il tempo di adeguarsi a tutte queste nuove competenze da apprendere”, continua Petrocelli.

Di cosa c’è bisogno, allora? “Di filosofia digitale”, ha detto Alice Soru. “L’ambito del digitale è sempre più trasversale, quindi deve essere integrato in ogni corso di studi, nelle università e nelle scuole, senza dimenticare le materie umanistiche. Il coding è la nuova grammatica, si insegna fin dalla tenera età ed è un aspetto importante. Ma c’è un’altra questione da considerare: la tecnologia non è neutra. Secondo gli ultimi studi, chi sviluppa la tecnologia è essenzialmente uomo e di razza bianca. C’è una grossa esclusione. E in questo vortice digitale ogni tanto è bene disconnettersi dal mondo online per allenare offline il nostro spirito critico”. Anche Andrea Pili è convinto che sia necessario un nuovo umanesimo: “Dobbiamo usare la creatività per dare le istruzioni giuste all’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di ottenere risultati utili. Devono emergere le soft skills e abbiamo bisogno di educare al digitale. Ma anche ammettere che l’AI non è per tutti, perché bisogna essere degli ingegneri per usare i prompt che ne permettono l’utilizzo. In questo momento l’AI non è governata e si sta cercando di capire come gestirla e utilizzarla. Le imprese italiane non sono ancora pronte. Avremmo dovuto investire sulle discipline Stem 15 anni fa”.

Niente è perduto, anche se si è in tremendo ritardo. Per Carlo Mannoni “la scuola è fondamentale. La nuova educazione civica comprende la capacità di comprendere i nuovi e complessi strumenti che utilizziamo. Anche per questo la Fondazione di Sardegna fa bandi per le scuole, con il contributo di soggetti del terzo settore che aggiungono valore e nuove idee. Sono fiducioso: le tecnologie miglioreranno in maniera mostruosa. Bisogna avere la consapevolezza che l’intelligenza artificiale è una cosa diversa dall’essere umano, imparare a capire i confini e a vedere orizzonti”. La risposta di Petrocelli di fronte all’innovazione tecnologica è quella della coscienza digitale. “Scegliamo noi o sceglie l’algoritmo?”, si chiede in ultima istanza l’autore del libro, offrendo nuovi spunti e riflessioni.

L’evento, che ha dato una panoramica suggestiva e reale sulla trasformazione tecnologica in corso, legata soprattutto all’Intelligenza artificiale, sempre più immersiva, è stato organizzato da Innois – Innovazione e idee per la Sardegna, con il supporto della Fondazione di Sardegna e del Banco di Sardegna S.p.A.

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