Le conseguenze delle nuove tecnologie, alla Fondazione di Sardegna il libro di Petrocelli

La quarta rivoluzione industriale sta rapidamente trasformando le nostre vite, il mondo del lavoro e la società in cui viviamo. L’indiscussa protagonista di questo cambiamento epocale è la tecnologia nelle sue molteplici declinazioni, dall’intelligenza artificiale alla robotica, dai sensori biologici e ambientali alla realtà virtuale, ai big data. Affidiamo alle macchine sempre più informazioni che ci riguardano, ma siamo davvero consapevoli dell’impatto che questo processo sta avendo sulle nostre vite?

Che significa “(In)Coscienza digitale”? Ormai, anche i dispositivi digitali più comuni riconoscono i nostri volti, analizzano i dati che riguardano la nostra salute, accompagnano i nostri allenamenti. Guidandoci in ogni ambito della nostra quotidianità, le macchine ci conoscono sempre meglio, ma noi sappiamo davvero dove ci stanno portando? Partendo da questo interrogativo, Michele Petrocelli indaga le conseguenze politiche, economiche e sociali della trasformazione tecnologica in atto, illustrandoci i rischi che stiamo pericolosamente sottovalutando, in un libro che verrà presentato il 9 marzo alle 17:30 nella sede della Fondazione di Sardegna a Sassari. Insieme all’autore – professore all’Università Marconi di Roma – interverranno anche Carlo Mannoni, direttore generale della Fondazione, Antonella Fancello, senior consultant per FormezPa, Carlo Valdes, data manager di Talents venture, con l’introduzione del presidente della Fondazione, Giacomo Spissu, e la moderazione di Rossella Porcheddu, responsabile Area progettazione, sviluppo e innovazione della Fondazione (il link per iscriversi all’evento).

La pervasività di tecnologie sempre più sofisticate, in grado di acquisire e interpolare informazioni complesse inerenti comportamenti e pensieri di un individuo, inserendole in un contesto lessicale e di senso ricco e articolando risposte adattive, sta generando cambiamenti sociali, culturali ed economici sia nella sfera individuale che collettiva. Le scelte di ognuno di noi stanno diventando, giorno dopo giorno, meno consapevoli e a pagarne il prezzo più caro potrebbero essere proprio la nostra libertà e il concetto stesso di democrazia. Rinunciare al progresso allora? Certamente no. Ma soltanto riscrivendo il nostro ruolo all’interno di questo processo sarà possibile invertirne la rotta. Come fare? Puntando tutto sull’essere umano e le sue doti di creatività, pensiero laterale, etica, morale, capacità critica: ovvero su ciò che lo rende così diverso dalle macchine. Per allenare e valorizzare queste qualità (la nostra umanità), occorre ripensare completamente la scuola, i sistemi di leadership, il funzionamento della democrazia e più in generale il patto sociale che regola la vita pubblica e privata delle persone nei moderni ordinamenti democratici.

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