Grauso, l’uomo che ‘inventò’ internet: “Informazione personalizzata in Rete”

Quando parlava di internet, di Rete, di possibilità che le distanze fisiche diventassero un problema superficiale per comunicare, in tanti avevano storto il naso e fatto più di una risatina. Alcuni, invece, lo definivano un pioniere, un visionario in grado di prevedere come sarebbe diventato il mondo nel giro di trent’anni. Il cagliaritano Nicola Grauso, 71 anni, però, aveva capito che internet sarebbe entrato in ogni casa, che avrebbe avuto costi inferiori a tanti altri beni di consumo e che soprattutto avrebbe cambiato il modo di fare informazione. In un’intervista pubblicata su Huffington Post, Grauso ricorda i primi passi di Video on line, nei primi anni Novanta, parla del presente e di un futuro in cui colossi come Google, Amazon o Facebook avranno un ruolo che si sovrapporrà a quello degli Stati e che sarà in grado di cambiare tutti i paradigmi.

Fu uno dei primi che intuì l’importanza dell’informazione della Rete che ha rivoluzionato la fruizione e la gestione dell’informazione perché “le notizie si danno quando accadono. Noi lo facevamo già nel 93-94. Le notizie galleggiavano da sole, viaggiavano come se fossero dei take di agenzia”. Giocando con la fantasia e pensando a un nuovo giornale online, Grauso è sicuro che “dovrebbe avere dei sistemi di invio di notizie push, con un’informazione personalizzata. Se mi piace un giornale, devo poter essere avvertito a seconda del settore che seguo, e avere un aggiornamento del totale o del parziale: solo un argomento, solo un giornalista, solo gli esteri, solo la politica”

Molte delle cose che l’imprenditore cagliaritano aveva ‘sognato’ e reso concrete sono durate nel tempo, anche se la sua esperienza con Video on line è terminata pochi anni dopo la nascita: “Non era un’azienda – racconta Grauso all’Huffington Post – era un progetto ideologico. C’erano 200 persone che lavoravano insieme: italiani, cinesi, arabi, americani. Era un piccolo modellino di come sarebbe andato il mondo. Avevamo sede a Teheran, avevamo 40 affiliati in tutto il mondo. Guardare interagire tra di loro tutte queste persone significava per me sperimentare modelli futuri. E così a Cagliari è nata la prima webmail, abbiamo lavorato a modelli di trasmissione audio e video a distanza. Facemmo perfino il primo Festival di Sanremo via web. Abbiamo costruito il primo embrione di Expedia, e uno di vendita a distanza. Tutti questi modelli erano contenuti in una valigetta di plexiglass che noi davamo a chi veniva a visitare Video On Line. C’era anche un motore di ricerca, certo non evoluto come Google. Facevamo perfino le traduzioni automatiche, con una metafora”.

Adesso si guarda a quello che internet potrà regalare come il 5G che ha scatenato il dibattito tra favorevoli e contrari. Grauso vede questa nuova prospettiva in maniera positiva perché “ognuno potrà scegliere la propria vita. Avremo città intelligenti, macchine a guida autonoma, ci sarà il controllo totale dell’individuo. Ma magari il cittadino non ci sarà neanche più nelle città. Basti pensare che il 5G consentirà la tecnologia degli ologrammi a prezzi più accessibili. Magari tra qualche anno questa intervista l’avremmo fatta qui a Cagliari, con me in presenza e lei con un ologramma”.

L’incognita è come dal punto di vista economico l’informazione in Rete possa sopravvivere: “Prima il tempo dell’utente si divideva tra poche televisioni e qualche quotidiano. Oggi a parità di tempo le proposte sono aumentate. Per cui è fondamentale targettizzare la pubblicità al massimo: solo donne, solo avvocati, solo medici, solo gente di una determinata fascia di età. Gli abbonamenti invece possono funzionare solo se si fa un prodotto straordinario, perché la quantità di proposte è altissima”.

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