Numerosi i commenti della politica sarda all’indomani della relazione stilata dalla Corte dei conti sul bilancio della Regione. “La certificazione che questa Giunta Regionale è una disgrazia per i sardi”, scrive in una nota il portavoce di AutodetermiNatzione Anthony Muroni. “È anche la certificazione che ha regalato i soldi dei sardi a Roma – prosegue il documento – solo nel 2016 ben 684 milioni di euro, che invece di essere investiti nell’Isola sono finiti nelle casse dello Stato. E non lo diciamo noi di AutodetermiNatzione, lo dice la magistratura contabile italiana. Gli stanziamenti a favore d’istruzione, diritto allo studio, welfare, giovani e turismo nel 2016 non hanno superato complessivamente l’8,7 per cento del bilancio, tra l’altro è una quota inferiore rispetto al 2015, nonostante abbiano un’elevata valenza sociale ed economica”.
“Questa giunta non ha fatto nulla per l’Isola. Né per i giovani, né per gli anziani, né per lo sviluppo”, ribadisce Muroni. Continuando nella lettura della relazione, si legge che la Sardegna ‘dal 2012 al 2016 è stata costretta a contribuire al pareggio del debito pubblico nazionale con 2,6 miliardi di euro che hanno nettamente ridotto le sue spettanze erariali, nonostante nel frattempo sia sta chiusa l’annosa Vertenza entrate con lo Stato'”. Quindi, scrive il portavoce di AutodetermiNatzione, “solo nel 2016 il Governo centrale ha negato alla Sardegna 684 milioni di euro. E nemmeno la Corte Costituzionale è riuscita a far cambiare le cose: il Governo prende soldi che ci spettano! Questo significa solo una cosa: per vedere riconosciuti i loro diritti, per poter amministrare i fondi che gli spettano hanno una sola strada: quella dell’autodeterminazione. Se poi mettiamo in fila le altre contestazioni – continua Muroni – c’è da mettersi le mani nei capelli: confusione nella trasmissione dei documenti; ridotta capacità nella spesa e nell’utilizzo dei Fondi europei; eccessivo indebitamento; esagerate differenze tra bilancio di previsione e quello effettivo (20%); difficoltà nel saper riscuotere il dovuto; lentezza nei pagamenti; eccessivi incarichi esterni, con un costo di 4,6 milioni (quasi il doppio del limite imposto dallo Stato)”.
Non meno duro l’esponente dei Rossomori in consiglio regionale Emilio Usula. “Pur nella formalità dei rapporti, la Consigliera relatrice ha rilevato l’incapacità della Giunta e in specifico del responsabile del Bilancio e della Programmazione, nella gestione delle entrate, nella conduzione dei rapporti con il Consiglio turbati da uno scostamento di oltre il venti per cento tra le previsioni e le chiusure degli atti contabili nonché l’approvazione con enorme ritardo degli emendamenti e degli assestamenti di bilancio. Persino un apparente miglioramento dei conti della sanità si rivela condizionato da operazioni di alchimia contabile che nascondono nella realtà una situazione fallimentare dell’azione politica di questa Giunta regionale come testimoniano oggi le gravi criticità in varie strutture ospedaliere e territoriali dell’Isola che non sono messe nelle condizioni di soddisfare le esigenze di salute dei cittadini”.
“Posto che il giudizio della Corte dei Conti è limitato al solo profilo finanziario – scrive Usula – il vicepresidente della Regione, forse preoccupato per l’imminente parificazione, si autovaluta e disconosce il lavoro dell’organo istituzionalmente deputato al controllo contabile. Scarica oggi le responsabilità sullo Stato, dimenticandosi di esser stato lui, subalterno nei confronti del Governo, ad imporre alle strutture il bilancio armonizzato con la Sardegna capofila delle regioni a statuto speciale “perché noi siamo i più bravi”, e ad avere rinunciato, in maniera inusitata, ai ricorsi con perdite di entrate per l’isola e per il popolo sardo che alla fine ammontano a oltre cinque miliardi. Incombe un disastro contabile mai visto nella storia della Autonomia, altro che annunci roboanti di risultati tanto fantasiosi da non poter trovare neppure formali o, perfino, furbe coperture. Ci aspettiamo che il Presidente della Regione si renda conto della gravità della situazione e lo invitiamo a chiedere scuse pubbliche e a riferire immediatamente in aula”.
“La severissima relazione della Corte dei Conti in merito al giudizio per la parificazione del bilancio regionale 2016 non fa che confermare le preoccupazioni che abbiamo avanzato sin dalla firma del disastroso accordo Paci-Padoan con cui, nel 2014, la giunta Pigliaru ha scelto di adottare il regime del pareggio di bilancio, ritirando contestualmente i ricorsi presentati dal precedente esecutivo di centrodestra al fine di ottenere il versamento dei crediti erariali vantati nei confronti dello Stato”, ha dichiarato il capogruppo dei Riformatori Sardi per l’Europa in consiglio regionale Attilio Dedoni. “In quell’occasione siamo stati facili profeti: accettare un regime finanziario che consente di spendere soltanto le risorse presenti in cassa e, contemporaneamente, rinunciare ad incamerare i miliardi di euro di entrate dovute dall’Erario era una scelta suicida, e la Magistratura contabile lo ha puntualmente rilevato. L’imposizione degli accantonamenti di bilancio, accolta ugualmente di buon grado dal centrosinistra, che ha sempre sbandierato l’accordo come uno dei più grandi successi della legislatura, non ha fatto che aggravare il danno: non soltanto la Regione ha rinunciato a riscuotere gli arretrati delle quote erariali, ma ha accettato senza batter ciglio che le quote venissero trattenute anche in futuro, generando così ulteriori crediti da parte dello Stato. La lentezza della spesa rilevata dalla Corte, che è quanto di peggio possa esserci in una terra come la nostra, stremata dalla crisi economica, è una diretta conseguenza di questo: con il pareggio di bilancio, l’incapacità di incamerare le entrate porta al blocco della spesa, che non può essere immediatamente finanziata”.
“Il ricorso a un enorme assestamento di bilancio, con uno scostamento del 20 per cento nelle previsioni di cassa, approvato per giunta con grave e colpevole ritardo – conclude l’esponente dei Riformatori – dimostra inoltre l’inadeguatezza nel gestire il nuovo regime contabile, che l’assessore Paci ha voluto imporre con la consueta prosopopea da primo della classe ma che, evidentemente, nessuno in Regione era in grado di affrontare. Per questo, l’Assessore farebbe meglio a rivedere attentamente il proprio operato, anziché prendersela con i magistrati che non fanno altro che evidenziare ciò che è sempre stato sotto gli occhi di tutti”, conclude il capogruppo. “Ad aver fallito è lui, non certo la Corte dei Conti da cui, forse, si aspettava un trattamento di favore, un benevolo chiudere un occhio davanti a una gestione finanziaria che fa acqua da tutte le parti. Attendiamo serenamente che Paci e Pigliaru traggano le conseguenze politiche del caso, altrimenti ci penseranno i sardi a farlo per loro tra breve”.