Crack del quotidiano ‘L’Unità’, Soru indagato: “Accuse infondate”

Il crack della società che ha pubblicato il quotidiano L’Unità dal 2008 al 2015 sarebbe nella lente della Procura di Roma che – secondo il quotidiano La Repubblica – starebbe indagando l’eurodeputato dem Renato Soru per bancarotta fraudolenta aggravata. L’ex governatore della Sardegna e patron di Tiscali avrebbe trasferito azioni di sua proprietà, per un valore che sfiora i 3 milioni di euro, tra due società che in tempi diversi hanno controllato il giornale fondato da Antonio Gramsci – scrive La Repubblica – la Nuova iniziative editoriale (Nie) e la Nuova società editrice finanziaria (Nsef). Operazioni definite dai magistrati in documenti citati dal giornale “prive di una valida ragione economica”, utili solo ad alterare i bilanci e creare futuri crediti a suo favore. L’avviso di conclusione indagini sarebbe stato notificato nei giorni scorsi anche ad altre undici persone che in tempi diversi hanno fatto parte del Cda della Nie spa.

Immediata la replica di Renato Soru

“Ieri, a quasi un anno esatto dal giorno in cui sono stato assolto da un’altra accusa ingiusta, sono venuto a sapere per la prima volta di essere stato indagato per una nuova vicenda. Ritengo di poter dimostrare facilmente la totale infondatezza dei fatti di cui sono stato accusato e pertanto chiederò di essere sentito al più presto possibile, affinché anche questa vicenda possa essere superata senza lasciare alcun dubbio sui miei comportamenti”.

La posizione dei legali

“Renato Soru è certo che emergerà con chiarezza l’assoluta trasparenza, meritevolezza e legittimità della sua condotta e, in tale prospettiva, chiederà quanto prima di poter essere sentito dagli inquirenti onde poter fornire ogni utile contributo conoscitivo”. E’ quanto si legge nella nota diffusa dai legali dell’eurodeputato Pd, Renato Soru, che ha confermato di essere indagato, insieme ad altre 11 persone, dalla procura di Roma sul crack della società Nie, allora editrice del quotidiano L’Unità. Attraverso i suoi difensori, l’ex segretario regionale dem precisa di non aver mai assunto “alcun ruolo gestorio in seno all’organo amministrativo” sin dall’acquisizione del giornale nel 2008, “in stretta condivisione con il Partito Democratico”, ma di aver “progressivamente diluito quota di partecipazione all’interno della società editoriale, sino a dismettere definitivamente la qualità di socio di controllo nel 2012, con l’ingresso di nuovi e qualificati azionisti che hanno dato vita all’epoca a consistenti apporti di capitale”.

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