Sanatoria per chi inquina, Migaleddu: “Eni e Saras pronte a festeggiare”

Sta arrivando la sanatoria per le grandi aziende che hanno seminato veleni negli ultimi cinquant’anni? “Dopo aver letto l’articolo 4 del decreto Destinazione Italia approdato in queste ore alla Camera, rimangono pochi dubbi”. Così il presidente dell’Isde – Medici per l’ambiente Sardegna Vincenzo Migaleddu ha interpretato il testo in discussione in Parlamento.

E aggiunge: “Tra gli altri, nell’isola, potrebbero venire esonerati dalle bonifiche Saras, Eni, Enel, che hanno contaminato nell’ordine Sarroch e dintorni, Porto Torres e Portovesme”. Ma non è solo l’inquinamento industriale a destare preoccupazione: qualora il decreto dovesse superare l’esame dell’aula, “anche le bonifiche dei poligoni militari a carico dello Stato potrebbero essere messe in discussione”, denuncia Mariella Cao del comitato “Gettiamo le basi”, che ha rilanciato il mailbombing verso deputati e ministri promosso da Isde – Medici per l’ambiente. In queste ore, infatti, gira in rete una lunga lista con indirizzi mail di ogni grado e colore politico.

Ma cosa prevede il discusso articolo 4 del Decreto? Semplice: “Se i fatti che hanno causato l’inquinamento sono antecedenti al 30 aprile 2007”, viene meno l’obbligo del risanamento ambientale. Insomma, pare che la nuova norma vìoli il diritto comunitario, che sancisce il principio del “chi inquina paga”. E non mancano neanche finanziamenti per quelle aziende che s’impegnano a reindustrializzare le aree avvelenate: in presenza di un progetto di rilancio, gli inquinatori beneficeranno infatti di un credito d’imposta di 70 milioni di euro.

Il protocollo è dunque questo: si firma un Accordo di programma con il Governo, “qualsiasi onere reale per tutti i fatti antecedenti alla stipula dell’intesa decade” (nel migliore dei casi si definisce un piano di risanamento ambientale che non tiene conto degli inquinanti emessi prima del 2007) e si accede ai fondi.

Per l’Isde si tratta di un condono, che in Sardegna potrebbe avere costi elevatissimi. “Lo studio Sentieri, curato dall’Istituto Superiore di Sanità – precisa Migaleddu – ha già evidenziato nel 2011 la correlazione tra i veleni del petrolchimico dell’Eni e le morti per cause ambientali nell’area inquinata più grande d’Italia, quella di Porto Torres, dove i tassi di mortalità superano addirittura quelli di Taranto”. È, invece, del maggio 2013 la ricerca pubblicata sulla rivista Mutagenesis Advance Acces dell’Università di Oxford che collega i danni al Dna dei bambini di Sarroch all’anidride solforosa generata dagli impianti della Saras. “Già oggetto di verifiche, la raffineria era corsa ai ripari con l’installazione di un desolforatore, ma l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ha comunque aperto una procedura d’infrazione contro lo stabilimento di Sarroch”, aggiunge Migaleddu.

Per il governo, il decreto Destinazione Italia vuole introdurre “una misura volta a rendere le bonifiche e la messa in sicurezza delle aree inquinate economicamente sostenibile”, visto che, si legge nel decreto, “nessun intervento di bonifica rivolto ai siti inquinati ha avuto avvio e tanto meno attuazione”. E allora, anziché costringere le grandi aziende a porre rimedio al danno causato da decenni di attività industriale, si preferisce eludere il problema o spronarle a realizzare un minimo di messa in sicurezza e a costruire nuovi impianti, che oltretutto saranno automaticmente dichiarati di “pubblica utilità”.

La criticità delle disposizioni contenute nel decreto è stata implicitamente ammessa ieri in serata dal Ministero dell’Ambiente guidato da Andrea Orlando, che con una nota ha fatto sapere di “non essere intenzionato ad avvallare nessun condono tombale. Per questo, gli uffici del dicastero stanno lavorando per dissipare ogni ombra sulla norma in oggetto”.

Insomma, se e quando il risanamento avrà luogo, a pagare sarà la collettività, “chiamata per di più a sostenere i nuovi investimenti delle grandi aziende, che potrebbero portare nuovi veleni”, sostiene l’Isde in riferimento alle megacentrale a biomasse – già benedetta dal governo e approvata dalla Regione – che l’Eni vuole realizzare a Porto Torres. “Dalle caldaie della nuova centrale un mix letale di diossine, furani e polveri ultrasottili che andrà a sommarsi al dicloretano, al cloruro di vinile e al benzene delle passate stagioni”, denuncia Vincenzo Migaleddu.

Piero Loi

 

 

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