“In pandemia oltre 600 sarde hanno rinunciato al lavoro”. La sfida sindacale di Simona Fanzecco

Marzia Piga

“Non c’è tempo da perdere, è urgente cominciare a metter in campo seriamente azioni che tengano conto della differenza di genere e dei generi nei luoghi di lavoro: durante la pandemia abbiamo visto gli effetti e le conseguenze di un sistema occupazionale in cui le pari opportunità sono ben lontane dall’essere raggiunte”.

Ha mosso i primi passi nell’attività sindacale dentro la Cgil, e la Filcams a 19 anni, lavoratrice del commercio, classe 1977, Simona Fanzecco è stata eletta oggi, prima donna in 115 anni, segretaria generale della Camera del Lavoro Metropolitana di Cagliari.

“È una grande soddisfazione personale e professionale essere la prima donna in oltre un secolo, a guidare la Camera – racconta a Sardinia Post la neo eletta – il lavoro fatto insieme al gruppo dirigente mi ha portato a costruire esperienze che cercherò di mettere a disposizione e implementare con il contributo di tutti”. La Fanzecco subentra a Carmelo Farci, il suo nome è stato proposto dal segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in collegamento video da Roma durante i lavori dell’assemblea.

A che punto siamo riguardo alle pari opportunità nei luoghi di lavoro?

“Siamo molto lontani, la pandemia ha mostrato pienamente il gap che ci portiamo dietro da tanto: sulle donne è stato scaricato il peso più gravoso, la chiusura delle scuole e degli asili ha fatto il resto e moltissime donne in tutta Italia e nell’Isola hanno dovuto fare delle scelte obbligate, in alcuni casi optare per altre forme di lavoro o nei peggiori rinunciarci del tutto”.

Quali sono le dimensioni del fenomeno?

“In Sardegna ci sono state oltre 600 comunicazioni di dimissioni, di cui 500 sono state avanzate da donne che hanno completamente rinunciato a lavorare. A livello nazionale sono state il 75 per cento di tutte le dimissioni. La nostra resta una società patriarcale, le donne continuano ad avere troppi contratti atipici, come il part-time involontario, il lavoro accessorio o le finte partite Iva, he fanno venir meno l’autonomia economica e la possibilità di autodeterminarsi”.

Se ne parla ormai da tanto tempo, le soluzioni?

“La nostra Camera del lavoro, attraverso il Centro Donna e l’ufficio ‘Nuovi diritti’ deve proseguire nella forte rivendicazione di una politica che promuova azioni positive sui diritti Lgbtqi+ e sulle pari opportunità. Serve un contrasto forte contro ogni forma di violenza e discriminazione, per una società laica dove ogni persona possa autodeterminarsi liberamente, bisogna costruire una cultura del rispetto e dell’inclusione, superando i luoghi comuni e sconfiggendo gli stereotipi”.

La pandemia ha anche stravolto le modalità di lavoro…

“La pandemia e il lockdown hanno accelerato i processi di trasformazione. La digitalizzazione e l’utilizzo delle nuove tecnologie, piattaforme e algoritmi hanno generato nuovi profili, caratterizzati dalla flessibilità, dalla precarietà, dell’incertezza, dalla discontinuità, da retribuzioni bassissime e dall’ assenza di diritti. Un mondo del lavoro in forte espansione, attraverso forme di somministrazione, di partita Iva e in molti casi senza nessun tipo di copertura contrattuale”.

Nel suo raggio di azione ci sono gli impianti industriali del Cagliaritano che nell’ultimo periodo hanno subito un’emorragia di posti di lavoro…

“L’area di Cagliari ha due territori industriali importanti, Sarroch e Macchiareddu. Nell’ultimo periodo abbiamo dovuto gestire insieme alle categorie coinvolte, il piano di razionalizzazione presentato da Eni. Un piano che ha coinvolto le segreterie nazionali con la dichiarazione di seimila esuberi e la chiusura dei siti non legati al nuovo business. La nuova azienda ha assorbito tutto il personale e l’impianto di clorosoda continua a funzionare, ma non possiamo permettere che aziende importanti come Eni lascino il territorio. Questo il momento di essere lungimiranti, di fare ragionamenti di prospettiva e di pensare a come salvare migliaia di posti di lavoro. La transizione ecologica, il processo di decarbonizzazione e la svolta green dovranno avvenire senza che si perda nemmeno un posto di lavoro. Penso soprattutto, in quei siti industriali, alla situazione delle aziende appaltatrici, i soggetti più deboli e gli ultimi della catena, su di loro le imprese scaricano i loro processi di ridimensionamento”.

Quali sono le emergenze che pandemia e guerra stanno generando nella Città metropolitana di Cagliari?

“I nuovi allarmi sono sociali, oltre alla questione di genere, le emergenze sono legate al disagio giovanile, alla solitudine e all’abbandono spesso dovuti all’assenza di lavoro. Ora con la guerra in Ucraina ci attende un’altra sfida, stanno arrivando tante donne e bambini. Dobbiamo lavorare e rivendicare un’accoglienza diffusa, che possa rendere efficace il processo di integrazione, allargando il perimetro pubblico e rafforzando il terzo settore”.

Marzia Piga

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