È scattato questa mattina alle 7 lo sciopero generale di otto ore degli operai del polo petrolchimico di Porto Torres, in linea con la protesta nazionale organizzata dalle tre sigle sindacali Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec in tutti gli stabilimenti controllati da Eni, per opporsi a quella che loro stessi chiamano “la svendita della chimica”. In particolare a Porto Torres la manifestazione, cominciata con un sit-in davanti ai cancelli di ingresso dello stabilimento Eni, assume una connotazione particolare per protestare contro l’annunciata vendita di Versalis al fondo di investimento americano Sk Capital che, secondo i sindacati, segnerebbe la fine del progetto della chimica verde nel nord dell’Isola. Non sono mancati attimi di tensione quando alcuni lavoratori contrari allo sciopero hanno forzato il blocco dei manifestanti e sono riusciti a entrare negli impianti. Centinaia di operai si sono comunque poi messi in marcia alle 9 dando vita a un corteo che ha attraversato le strade della zona industriale turritana. La manifestazione si conclude nella piazza del comune di Porto Torres dove gli operai incontrano una rappresentanza dei sindaci del Sassarese, riuniti in precedenza in un vertice straordinario in municipio.
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Le reazioni dei sindacati. “Oggi ad alzare la voce ci hanno pensato gli addetti del polo petrolchimico di Porto Torres assieme ai minatori di Olmedo. Abbiamo deciso di dare allo sciopero di oggi un tono unico – ha spiegato il segretario generale della Ugl Chimici di Sassari, Simone Testoni -. Questo perché volevamo far capire alla politica locale l’importanza che ha la vertenza Versalis e non solo. Tutto questo per dire che il progetto chimica verde deve andare avanti. Le istituzioni locali e Regionali non possono solo essere solidali ma devono essere uniti con noi per dire no alla vendita di Versalis”. Le maggiori preoccupazioni per i sindacalisti della Ugl Chimici sono non solo relative alla “prospettiva di vita per decine di migliaia di lavoratori di Eni e delle sue controllate, ma al rischio che un distacco progressivo di Eni dal suo paese accentuerebbe il declino sul piano economico, infrastrutturale e industriale. Anche perché Eni è il cuore delle dorsali sulle quali si è costruita l’avventura industriale passando per Porto Torres, il rischio che Eni veda un’Italia in cui non c’è più, perché oltre la chimica abbandonerebbe anche la raffinazione, diventa sempre più consistente e noi non possiamo permettercelo”. “Il messaggio di questa piazza è di smettere di svendere il patrimonio industriale del nostro Paese, perchè se continuiamo a perderlo non abbiamo futuro”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, intervenendo alla manifestazione di supporto allo sciopero del gruppo Eni contro la vendita di Versalis al fondo Sk Capital. “Un governo normale si deve chiedere se l’azienda che arriva ha le risorse per portare avanti i piani già decisi” ha spiegato Camusso, precisando che il problema non è la proprietà americana del fondo ma sono gli investimenti, la garanzia dell’occupazione e la scelta di non rimanere un’azienda pubblica. “Noi non accettiamo questa svendita – ha concluso Camusso -, continueremo con la nostra mobilitazione, perchè alla chimica ci
“Non siamo solo preoccupati per Versalis, è in gioco il destino della chimica che è da difendere perché essenziale per l’industria manifatturiera:siamo preoccupati per il destino industriale del paese. Il tema è la politica industriale”. Lo ha detto il segretario confederale della Cisl, Giuseppe Farina, a margine della manifestazione di sostegno allo sciopero del gruppo Eni contro la vendita di Versalis al fondo Sk Capital. “Come si può rilanciare il paese spendendo? L’Italia deve scegliere e sostenere il sistema industriale, svendere la chimica è l’opzione sbagliata: la Germania non ha svenduto chimica e siderurgia”, ha aggiunto Farina. Farina ha poi ricordato come sia stato fatto 2 anni fa un accordo con Eni: “dicevano che la chimica è strategica, non è serio che ora dicano che non ci sono le risorse per la chimica verde”.