Servono almeno 500 professionisti e addetti specializzati nel settore dell’energia. Ma nell’Isola sono introvabili. Il settore – si parli di rinnovabili o di altre fonti di energia – è in ascesa e la richiesta nel 2023 nell’Isola si aggira intorno ai 3mila specialisti. Manca all’appello il 16,3 per cento. A livello nazionale, invece, le proposte di lavoro nel campo dell’energia arrivano a 55mila, di cui 18.240, il 33,2 per cento, non sono disponibili. È questo ciò che emerge dal rapporto dell’Ufficio studi di Confartigianato imprese Sardegna, che ha analizzato la “Difficoltà di reperimento delle professioni qualificate per energie e utilities“.
Secondo il dossier, la mancanza di questi lavoratori ha 3 motivazioni: il 26,0 per cento dal ridotto numero di candidati, l’11,5 per cento per la loro inadeguatezza scolastico-formativa e il 2,3 per cento per altri motivi. Per questo le imprese di energia, gas, acqua, ambiente impiegano mediamente 3,2 mesi prima di riuscire a ricoprire la posizione vacante, per il 10,2 per cento delle entrate sono richiesti più di sei mesi di ricerca, e in particolare per ricoprire circa 3mila posizioni serve più di un anno di ricerca.
“Il difficile reperimento del personale qualificato – commenta Giuseppe Tatti, impiantista e delegato di Confartigianato Sardegna per energia e impianti – è un fenomeno in costante crescita e nel comparto energetico cresce rispetto al 2022. Diverse le concause che agiscono sul mismatch di domanda e offerta di lavoro; in primis la crisi demografica: nell’arco degli ultimi dieci anni i giovani sardi under 35 attivi sul mercato del lavoro si sono decimati, pari al 10,4 per cento in meno”. “Tra gli altri fattori – prosegue – l’adeguatezza del candidato che consegue al percorso scolastico e formativo svolto, la precedente esperienza lavorativa, necessaria per posizioni con elevate competenze tecniche, il livello e le prospettive di evoluzione della retribuzione e della carriera in azienda, la tipologia contrattuale offerta e l’accesso a strumenti di welfare aziendale”. In chiave regionale la difficoltà di reperimento pone la Sardegna, con il 16,3 per cento, al penultimo posto in Italia.