Con 12 milioni di beni esportati e venduti, la Cina si conferma un mercato emergente per le centinaia di imprese della Sardegna che cercano nell’estremo Oriente nuovi sbocchi commerciali. I numeri di quest’anno certificano vendite di prodotti agroalimentari, legno, minerali, bevande, prodotti siderurgici e agricoli e derivati del tessile e della chimica in aumento del 16,9 per cento rispetto alle rilevazioni dello scorso anno, quando il controvalore dei beni venduti a Pechino e Shangai arrivarono a 10 milioni e 264mila. Dati ancora più importanti se si prendono in considerazione le esportazioni del 2017 che superavano di poco il milione e mezzo.
E’ quanto emerge dall’ultimo dossier dell’Ufficio studi di Confartigianato imprese Sardegna, che ha analizzato i dati dell’Istat tra marzo 2022 e marzo 2023 delle vendite dell’Isola verso la Cina. Tuttavia, nella classifica nazionale, nonostante la Sardegna occupi il settimo posto per incremento 2022 su 2023, rimane al diciannovesimo come volume economico di prodotti venduti. “Le esportazioni dalla Sardegna alla Cina rivestono un ruolo fondamentale nell’espansione delle opportunità economiche per la regione. Il problema, però – sottolinea la presidente di Confartigianato imprese Sardegna, Maria Amelia Lai – sta nella capacità delle nostre aziende di saper conquistare queste piazze commerciali, lontane ma ricche di opportunità. Una sfida spesso difficile per le piccole imprese italiane”.
A livello territoriale la classifica è aperta da Cagliari con poco più di 4 milioni di euro (più 18,2 per cento), seguita da Sassari-Gallura con 4 milioni (meno 33 per cento), Oristano con 2 milioni e 800mila (più 109 per cento), Sud Sardegna con 3mila euro (meno 92 per cento) e Nuoro che chiude con 830mila euro (più 24 per cento). L’analisi ribadisce come le vendite di prodotti manifatturieri sardi (al netto di quelli della raffinazione del petrolio) verso il mercato cinese negli ultimi 12 mesi valgano oltre 12 milioni di euro. I prodotti dell’ Isola più richiesti sono gli alimentari (46,3 per cento dell’export totale), legno e prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); articoli in paglia e materiali da intreccio (20,3 per cento) e prodotti chimici (11,3 per cento).