di Umberto Zedda
Negli ultimi anni, la Sardegna ha visto una riduzione significativa nel numero di imprese attive, con un impatto particolarmente marcato nel settore agricolo. Quest’anno, il numero totale delle imprese è sceso a 167.215, rispetto alle 171.068 del 2023, registrando una variazione negativa dell’1,48%. Tra tutti i settori, l’agricoltura ha registrato il calo più netto, con una variazione negativa del -2,76%. Nella sola provincia di Cagliari le imprese sono diminuite da 70.120 del 2023 alle 67.546 di quest’anno, senza contare che anche l’anno passato la tendenza era -1,09%. Cosa sta succedendo all’economia sarda e quali sono le cause di questo trend?
Sono oltre 3.800 le imprese che dal 2023 ad oggi hanno cessato la loro attività. Nonostante una ripresa in altri settori, come quello dei servizi, il contesto economico della regione resta una sfida per le molte imprese nascenti.
“C’è la consapevolezza che fare impresa in Italia e in Sardegna non è semplice, molti ormai prima di aprire un’attività pensano di fare altro”, dice Emanuele Frongia, presidente regionale Fipe Confcommercio. “Solo il 25% delle attività che aprono riesce a rimanere attivo dopo cinque anni, mentre il restante 75% chiude”.
La Provincia di Sassari è quella che registra i numeri migliori con un incremento netto di 134 aziende rispetto alle 74 della zona di Cagliari. Si contano nel nord dell’isola 54.627 attività registrate di cui 481 iscritte solo nell’ultimo anno. Le attività turistiche e di ristorazione rimangono un punto forte per l’economia sarda: lo scorso anno si contavano 2288 attività alberghiere, quest’anno 2520, registrando un 12,51% di crescita; mentre per quanto riguarda i ristoranti, son diminuiti dello 0,17% toccando le 13.640 imprese.
“Il turismo viene sempre visto come un mercato in crescita – prosegue Frongia -, è un settore molto allettante perché spesso si associa ad uno stile di vita gratificante e ricco di soddisfazioni. Si pensa erroneamente che sia facile aprire un bar. Invece la maggior parte di chi fa impresa non ha le abilità imprenditoriali necessarie e quando si vuole imparare facendo si rischia tanto: se fallisci vai fuori dal mercato, sei costretto a chiudere e solitamente lo capisci dopo i primi 2-3 mesi”, ha aggiunto.
L’agricoltura è il settore più in difficoltà. Le imprese agricole in Sardegna sono scese a 34.075, con una variazione del -2,76% rispetto all’anno scorso. Questo indica non solo un calo delle aziende attive, ma può significare anche una difficoltà nel ricambio generazionale vista la forte crisi demografica che stiamo vivendo, con sempre meno nuove aziende agricole che aprono. Secondo il Rapporto Mete 2024 delle Acli, presentato il 30 settembre a Cagliari, la Sardegna ha perso 88.306 abitanti dal 2015 a oggi, con un calo di 8.000 persone nell’ultimo anno. Nel territorio di Cagliari si è registrata la chiusura di 481 aziende agricole che sono per la maggior parte imprese individuali.
Il calo delle imprese artigiane, che scendono a 4371 rispetto alle 5096 del 2014, riflette una crisi profonda per un settore storicamente legato all’identità sarda. Oltre alla riduzione del numero di attività artigianali, il trend evidenzia le difficoltà di molti artigiani nel mantenere un equilibrio tra costi operativi crescenti e una domanda diretta sempre più verso prodotti di largo consumo e a basso costo.
Il commercio al dettaglio è particolarmente colpito, rappresentando il 63% delle chiusure tra le attività di vendita, un dato che evidenzia le sfide di chi opera in questo settore. La concorrenza con le grandi catene e l’e-commerce sta ridisegnando il tessuto commerciale delle città e dei piccoli centri, portando alla chiusura di molte realtà indipendenti, soprattutto nell’area di Cagliari dove si registra un calo del 5,39% in un anno. Questo declino non è solo un fenomeno economico, ma colpisce anche la vita sociale e culturale delle comunità. La chiusura delle attività locali riduce le opportunità di lavoro e contribuisce allo spopolamento, in maniera particolare nei centri meno urbanizzati dell’isola.