La decisione del presidente statunitense Donald Trump di imporre nuovi dazi sui prodotti agroalimentari europei rischia di colpire duramente l’agricoltura sarda. Circa il 50% delle esportazioni isolane nel settore agroalimentare è diretto verso il mercato americano, con formaggi e vini tra i prodotti più esposti. “È necessario un intervento immediato delle istituzioni per contrastare gli effetti negativi di questa decisione”, è l’appello lanciato nel corso dell’assemblea della Cia Sardegna, che si è tenuta oggi a Cagliari presso il Caesar’s Hotel.
L’incontro ha rappresentato un’occasione per fare il punto sulla crisi del comparto agricolo isolano, affrontando le criticità legate all’insularità, al cambiamento climatico e ai rincari dei costi di produzione. Alessandro Vacca, direttore regionale di Cia Sardegna, ha illustrato il quadro attuale del settore, seguito dall’intervento di Denis Pantini, esperto di Nomisma, che ha presentato un’analisi sull’agroalimentare sardo di fronte ai nuovi scenari globali. Presenti anche l’assessore regionale all’Agricoltura, Gian Franco Satta, e il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini.
Tra i punti centrali emersi dall’assemblea, oltre alla questione dei dazi, ci sono le difficoltà economiche che mettono a rischio la sopravvivenza di molte aziende. L’aumento esponenziale del prezzo delle materie prime – concimi, sementi, gasolio ed energia elettrica – sta rendendo insostenibile la produzione, spingendo molte imprese a chiudere.
Anche il settore cerealicolo soffre le conseguenze della guerra in Ucraina, evidenziando la necessità di rafforzare le produzioni locali con interventi straordinari che garantiscano continuità e prezzi sostenibili. La siccità, aggravata dai cambiamenti climatici, impone l’urgenza di un piano idrico regionale per evitare il collasso di intere aree produttive, come sta già avvenendo nella Nurra.
La filiera lattiero-casearia, da sempre trainante per l’economia sarda, necessita di una riorganizzazione per diversificare i mercati e ridurre la dipendenza dall’export verso gli Usa. Fondamentale anche la risoluzione del problema della blue tongue, con un piano vaccinale rapido ed efficace per evitare nuove crisi sanitarie negli allevamenti.
Il comparto ortofrutticolo sconta la concorrenza dei prodotti esteri e la mancanza di una forte presenza sui mercati nazionali e internazionali. Per questo, Cia Sardegna chiede un rafforzamento delle filiere e una maggiore tutela contro il rischio fitosanitario.
Infine, resta aperta la questione dei pagamenti dei premi comunitari: migliaia di imprese agricole non hanno ancora ricevuto i fondi europei a causa delle inefficienze del sistema Sian e dell’introduzione della Carta nazionale dei suoli, che ha classificato erroneamente molti terreni a pascolo come “boschi”, rendendoli ineleggibili ai finanziamenti. Se non si interviene, il rischio è di compromettere anche i pagamenti per il 2025.