“Per chi ama farsi suggestionare senza fretta, prendere quel treno resta ancora oggi il più panoramico modo per perdere tempo in Sardegna.”
Michela Murgia, Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell’isola che non si vede (2008)
Così Michela Murgia descrive il treno delle ferrovie complementari sarde, un piccolo convoglio – spesso composto da un solo vagone – che grazie a oltre 400 chilometri di linee turistiche* porta alla scoperta di una Sardegna verde, arcaica e silenziosa, che pare distante anni luce dalle coste affollate dell’isola. Oggi, come spiega la Murgia, il trenino ha una vocazione esclusivamente turistica, purtroppo non sfruttata appieno dalla Regione Sardegna e da tanti dei Comuni disseminati lungo il suo bellissimo percorso.
Percorrendo le valli lussureggianti ai piedi del Gennargentu, le suggestive quanto anguste gallerie scavate nella roccia, e costeggiando i laghi dalle acque azzurre del Sarcidano, della Barbagia e della Gallura, quasi ci si dimentica che un tempo queste ferrovie erano sinonimo di duro lavoro e di progresso. Ce lo ricordano, ad esempio, i piccoli carrelli per il trasporto dei minerali accantonati alla stazione di Sarcidano, oppure la vecchia stazione campestre di Ortuabis, un tempo scalo per minerali e minatori che arrivavano dalla vicina miniera di Funtana Raminosa – oggi parte del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna.
Quando le ferrovie complementari della Sardegna furono costruite, tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, cambiò completamente la mobilità degli abitanti di zone prima fortemente isolate. Se per raggiungere Cagliari dall’Ogliastra a cavallo occorrevano giorni, o addirittura settimane, con le locomotive a vapore Reggiane, Koppel e Winterthur il viaggio poteva essere completato in giornata (due di queste locomotive, restaurate, vengono ancora usati per i convogli turistici). Un progresso non indifferente per l’epoca, al punto che – come ci ricorda Salvatore Cambosu in un brano di Miele Amaro – un parroco ogliastrino di quei tempi, ostile a una tale rivoluzione del rapporto spazio/tempo, predicò il trenino “opera del demonio”.
Oltre a Cambosu e alla Murgia, sono diversi gli scrittori italiani e stranieri che hanno raccontato nelle loro opere la singolare esperienza di un viaggio sulle ferrovie complementari sarde. In Sea and Sardinia, David Herbert Lawrence descrive il suo itinerario etnografico tra i viaggiatori e i paesi della Cagliari-Sorgono nel 1921. In Sardegna come un’infanzia (scritto nel 1932), Elio Vittorini osserva come la ferrovia a scartamento ridotto si inserisca perfettamente nel paesaggio della Gallura “non intacchi il suolo, e si snodi, su, giù, senza paura di salti e di curve, assecondando il capriccio della montagna”.
La memoria dei 127 anni di servizio delle ferrovie complementari sarde non sopravvive solo nella letteratura, ma anche nei racconti di persone per cui il trenino ha rappresentato una via di salvezza. Come per migliaia di cagliaritani che, nel terribile 1943, affollarono la stazione delle complementari di Bonaria nella speranza di salire su un treno che li portasse lontano dai bombardamenti e dalla guerra. Oppure per gli abitanti delle zone interne che, nel gelido inverno del 1956, restarono isolate per lunghe settimane. Come ci ricorda un articolo della rivista Le vie d’Italia pubblicato in quei giorni, con le strade bloccate dalla neve il treno rimase l’unico collegamento con l’esterno, trasportando viveri e medicinali che permisero a tanti di sopravvivere all’ondata di gelo.
Oggi è possibile rivivere la storia delle ferrovie complementari sarde visitando la mostra Viaggiando per Rotaie, che è ospitata nei locali del podere dimostrativo in località Parco Asusa a Isili (tel. 3346052966). La mostra, allestita da Gianni Sanna e Gabriella Mura, illustra oltre un secolo di vita delle ferrovie con foto storiche e attuali e con pregevoli modelli di stazioni, ponti e materiale rotabile d’epoca. E’ possibile combinare la visita con un viaggio lungo la linea ferroviaria Isili-Sorgono (che raggiunge le pendici del Gennargentu attraverso pregevoli opere architettoniche) oppure, partendo dalla vicina stazione di Mandas, lungo la splendida Mandas-Arbatax, definita dall’ambientalista Fulco Pratesi “la linea ferroviaria più bella del mondo”. Sempre a Isili, è possibile ammirare anche un’antica locomotiva a vapore Koppel, di recente riposizionata nel parco antistante i locali della mostra Viaggiando per Rotaie.
Marco Siddi
Foto di Gianni Sanna e Gabriella Mura