di Alessandra Piredda
“La grande preoccupazione era azzardarsi ad entrare in un campo minato, specie in una realtà come Nuoro così legata ai suoi scrittori”. Così il regista Marco Spiga, riferendosi a “L’anno della confusione” adattamento teatrale “Il giorno del giudizio”, tratto dal capolavoro postumo del giurista e romanziere nuorese Salvatore Satta.
Ha rappresentato una sfida anche formare attori non professionisti, persone selezionate tramite i vari casting che parlassero fluentemente il dialetto nuorese. “È stata una ricerca faticosa – racconta il regista – perché i pochi attori professionisti dell’isola non hanno queste competenze dialettali”. Una scommessa vinta con le 20 repliche in un anno, in giro per i maggiori teatri dell’isola: Nuoro, Cagliari, Sassari e le suggestive rovine del sito archeologico di Tharros (Oristano).
Lo spettacolo ha ottenuto consensi. Qual è il segreto di questo successo?
“Il mio è un lavoro di squadra e di grande collaborazione, quindi cerco sempre di far lavorare i miei attori in un clima sereno e disteso. Posso dire di essere orgoglioso di avere messo in piedi un cast meraviglioso che ha creduto nella potenza del messaggio di questa opera teatrale. Nessuno degli attori del cast fa questo di mestiere, ma la passione e l’impegno hanno premiato tutti e hanno certificato questa come un’operazione riuscitissima. I racconti che vanno in tv spesso sono l’espressione di una media di gusto, rivisitano di volta in volta la ricetta ‘vincente’ che alla fine manca di originalità. Forse abbiamo creato qualcosa di unico e spero tanto questo successo possa ripetersi in futuro”.
Qual’è stata la più grande sfida nel mettere in scena questo spettacolo?
“Raccontare un romanzo corale e monumentale come quello di Satta è complicato per tanti motivi. Per portare in scena ‘L’anno della confusione’ ho cercato di usare la lingua come strumento di connessione e il risultato è stato veramente sorprendente. La famiglia e le radici rappresentano uno dei punti focali del romanzo che racconta Don Sebastiano e Donna Vincenza con i loro sette figli. Perciò ho concepito lo spettacolo in nuorese. Se lo avessimo fatto in lingua italiana non credo avrebbe avuto questa risonanza. Sarebbe cambiato il livello di comunicazione e soprattutto di attenzione, per un’opera che è fortemente identitaria per la cittadina di Nuoro. Posso anche affermare che a Nuoro si respirava una fortissima energia”.
Questo primo spettacolo ha tanti personaggi maschili
“Si, è corretto. Infatti, in accordo con il Teatro di Sardegna, abbiamo voluto sviluppare ulteriormente il racconto immaginando una seconda e poi una terza parte dell’opera, per dare spazio ad altre figure femminili presenti nel romanzo. sarà una vera trilogia. È un lavoro ambizioso che richiede tempo e grande pazienza. Fino allo scorso 19 gennaio era aperta la call al Teatro Eliseo di Nuoro, per la selezione del nuovo cast de Su toccu pasau”.
A quando il debutto della seconda parte con ‘Su toccu pasau’?
“Premetto che si preannuncia per noi un anno denso di appuntamenti legati anche allo spettacolo precedente, andato talmente bene che gireremo a breve una versione televisiva con la troupe e il supporto di Rai Regione. Inoltre in primavera (19 aprile) si celebrano i 50 anni dalla scomparsa dello scrittore. Quindi insieme a questa ricorrenza e al compleanno del ‘Caffè Tettamanzi’ (che compie 150 anni) altro protagonista delle tante vicende del romanzo (e di famosi avventori nuoresi quali Satta e Grazia Deledda) saremo parecchio impegnati. Le previsioni per il debutto del nuovo spettacolo sono previste per la fine di maggio. Mentre “Il giudizio finale”, terza e ultima parte che completerà la trilogia, è prevista per il 2026”.