Venezia e la carica dei sardi: Zucca, Coda e anche la Cucciari sul red carpet

Alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, giunta alla sua settantesima edizione, non mancheranno i film firmati da registi sardi, a sottolineare una vivacità creativa, che va in controtendenza con i modesti sforzi economici elargiti in questo settore dalle istituzioni e dai privati nella nostra isola.

C’è grande attesa per il lungometraggio “L’arbitro”, realizzato da Paolo Zucca partendo dal suo pluripremiato omonimo corto (vincitore  nel 2009 del David di Donatello: un lavoro affascinante per la scelta formale e il contenuto grottesco, privo di stereotipi). Il film è una produzione rilevante, avrà una distribuzione solida (la “Lucky Red”) ed ha il suo punto di forza nel protagonista, l’attore Stefano Accorsi, il quale, avendo avuto il modo di vedere il cortometraggio, si era innamorato del personaggio principale, l’arbitro in disgrazia finito in Sardegna a lavorare nelle più infime categorie calcistiche.

“L’arbitro” di Paolo Zucca sarà l’opera che aprirà la sezione “Giornate degli autori” il 27 agosto, una bella soddisfazione per il regista oristanese, il quale ci confessa come non sia mai andato al Festival veneziano, neppure da spettatore, “ma mi hanno raccontato come <Le giornate degli autori> siano una sezione frizzante, assai partecipata, libera, meno ingessata delle altre, sia dal punto di vista del pubblico sia della critica, meno rigida nel giudicare. D’altronde, era lo spazio più ambito dalla mia produzione e distribuzione, che l’anno pensato idoneo per la proiezione e valutazione di una commedia come la mia”.

Dunque finalmente scopriremo gli inquietanti segreti dell’arbitro Pusceddu?
“Attenzione. Il protagonista non si chiama più Pusceddu, ma Cruciani, avendo delle origini non legate alla Sardegna. Certo, sveleremo ciò che era solo suggerito narrativamente dal corto. Ritorna, per esempio, la scena chiave dell’arbitro mentre discute con i suoi dirigenti (esattamente con le battute tratte dall’ <Amleto> di Shakespeare), ma, nel lungometraggio, il protagonista parla con la fantomatica Federazione Internazionale FEFA, diretta da Jean Michel una sorta di Platini. Inoltre, sarà meglio definita la sua “colpa”. Infatti, Cruciani inizia la sua rovina chiedendo una raccomandazione e questo illecito morale, in realtà, poi lo sprofonderà in una catena di corruzione più grande di lui, suo malgrado. Non è un personaggio innocente, tra la carriera e l’onestà preferisce la prima, ma, in fondo, non è spregevole…”.

Vedendo il trailer mi pare abbia lasciato alcune inquadrature presenti nel corto.
“Sì, per esempio non manca la lunga scena della partita finale catartica. Però, tutti i personaggi presenti in quella situazione avranno una chiarificazione dei loro comportamenti.”

Come si è svolto il lavoro con un attore così bravo e famoso come Stefano Accorsi?
“Sicuramente se gli interpreti sono di talento e dei professionisti, dirigerli  è sostanzialmente semplice. Questo vale sia per Accorsi, ma pure per Jacopo Cullin, un attore con una formazione d’eccellenza. Questo tipo di interpreti hanno uno straordinario autocontrollo e una spontanea autodirezione: la fatica con loro è minima. Stefano Accorsi, poi, conosce la macchina da presa, data la sua grande esperienza, molto bene, meglio di me! Spesso ho accettato i suoi consigli e le sue riflessioni sul taglio delle inquadrature e mi sono trovato nel montaggio a lasciare la sua versione, le sue piccole modifiche e intuizioni. Altrettanto stimolante il lavoro con Benito Urgu e Geppi Cucciari. C’è stato un approfondimento teso a liberarli dall’aspetto cabarettistico o televisivo, evocato dai loro personaggi e, credo, come tutto ciò abbia regalato frutti artistici interessanti.”

“L’arbitro” avrà la sua prima l’11 settembre a Oristano e uscirà il 12 in Sardegna e in Italia, mentre l’altro film che sarà visto in Laguna, in un’altra sezione, ovvero il “Rosa Nudo” di Giovanni Coda sta continuando la sua vita distributiva da qualche mese.

Il film è stato scelto, come evento speciale, per chiudere il 7 settembre, la rassegna internazionale collaterale con concorso “Queer lion”, giunta alla settima edizione, la quale ha nel suo palmares trascorso opere importanti, come “A sigle man” di Tom Ford o “Wilde Salomè” di Al Pacino. Per Coda è stata una magnifica sorpresa, “per un film di questo tipo, è un vero onore, nonché una gioia sia per me sia per il collettivo produttivo e il gruppo di interpreti che ha sostenuto il “Rosa Nudo” con grandi sacrifici. Il mio lavoro, dal punto di vista distributivo è ancora “giovane” e Venezia può essere un punto di partenza per altri iter artistici.”

E’ vero che il “Rosa Nudo” sarà la prima parte di una sorta di trilogia?
“Il progetto del “Rosa Nudo”, nei 5 anni necessari per arrivare alla sua realizzazione, si è incrociato con idee e riflessioni parallele, le quali partivano dall’approfondimento sul concetto di violenza. Da quella sull’adolescente Pierre Seel nel lager nazista siamo arrivati a un discorso più vasto su quella sulle donne, sulla violenza domestica, con il contributo di un testo scritto da Francesca Falchi dal titolo “La donna di carta”,  che è già in lavorazione. Per chiudere queste riflessioni cinematografiche si tornerà ai giovani prendendo spunto dalla vicenda reale di Jamie Roodmeyer, un ragazzo americano il quale, dopo aver fatto una sorta di outing con i suoi amici, non ha retto alle pressioni sociali e si è suicidato. Si chiamerà “It gets better”, la frase ripetuta dal ragazzo per credere in un mondo migliore”.

Elisabetta Randaccio

 

 

 

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