La mappa dei tacchi d’Ogliastra: “Nella mia tesi un’idea contro lo spopolamento in Sardegna”

di Beatrice Perri

L’idea era quella di creare una mappatura geologica e ambientale dei tacchi d’Ogliastra che non fosse solo uno strumento tecnico ma anche culturale, coinvolgendo gli abitanti nella definizione dei luoghi e facendo emergere la loro conoscenza e i loro ricordi. “Queste comunità vivono in un territorio condiviso ma finora non c’era stato un mezzo che le aiutasse a percepire questa condivisione”, dice Gabriele Campus, giovane borsista all’Università di Sassari che ha creato un progetto di ricerca applicata presso il Comune di Ulassai.

Attraverso un’attenta analisi delle mappe già esistenti, molte delle quali obsolete e distanti dalla percezione locale, Campus ha capito che il primo passo doveva essere rendere accessibili queste informazioni, trasformando la geologia in uno strumento di riconoscimento per gli abitanti. Le mappe sono state rielaborate visivamente, utilizzando immagini satellitari, per permettere a chiunque, anche agli anziani con difficoltà visive, di riconoscere i luoghi della propria vita.

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“Io sono la penna e voi siete l’inchiostro, io senza inchiostro non scrivo”. Con questa frase Campus ha catturato l’attenzione della comunità di Ulassai nell’agosto 2023, durante un incontro nella piazza Barigau. Di fronte a un gruppo di anziani incuriositi, Gabriele ha illustrato la sua visione per il futuro del territorio, ispirato dalla storia locale e alle sue radici a Sarule.

Assiduo frequentatore del paese per praticare acqua trekking, Gabriele ha trovato in questa comunità e nei suoi paesaggi, segnati dai caratteristici tacchi montuosi, un legame profondo con la sua terra d’origine. Gli anziani del posto, con la loro capacità di orientarsi attraverso riferimenti ambientali, gli ricordavano i suoi familiari, che durante la transumanza seguivano percorsi basati su elementi naturali e simbolici.

Fu proprio l’osservazione di questi tacchi, catene montuose dolomitiche che segnano il paesaggio ogliastrino, a dargli l’idea per la sua tesi sperimentale, parte del suo percorso di master in Costruzione del paesaggio, rischi ambientali e contratti di fiume presso la Facoltà di Architettura di Alghero. Come Maria Lai nel 1981 aveva unito la comunità di Ulassai con il famoso evento “Legarsi alla montagna”, Gabriele immaginava una mappatura che potesse stimolare la coesione tra i Comuni che condividono questa area geografica. Il suo obiettivo: superare il campanilismo, valorizzare le risorse comuni e creare un’identità condivisa, partendo proprio da quei luoghi che, da sempre, sono parte integrante della vita della comunità.

Una mappa per unire

Il progetto, superata l’iniziale diffidenza, ha ottenuto riscontri positivi: gli abitanti hanno riconosciuto i sentieri, le montagne e i punti di riferimento della loro memoria, molti dei quali legati a storie di vita del passato. “Questi nomi non sono semplici toponimi, ma testimonianze di una vita trascorsa in equilibrio con l’ambiente,” ha sottolineato Campus. “Ogni tacco ha una storia, un significato. La mia sfida è stata quella di sintetizzare questa conoscenza popolare in uno strumento utile per il futuro.”

Il contributo della popolazione locale è stato fondamentale per tracciare un quadro autentico del territorio, valorizzando elementi che, per chi non conosce la zona, possono sembrare semplici dettagli. Le dominanti ambientali, ovvero quei punti di riferimento utilizzati storicamente per l’orientamento, sono diventate il fulcro della mappatura.

Un nuovo futuro per Ulassai

L’obiettivo ultimo di Gabriele è chiaro: far riscoprire agli abitanti la bellezza del proprio territorio, non solo per vivere meglio il presente ma anche per costruire un futuro più aperto e sostenibile. L’esempio degli arrampicatori che, negli ultimi anni, hanno attratto visitatori da tutto il mondo a Ulassai, dimostra che queste risorse possono essere un volano contro lo spopolamento. Molti, colpiti dalle peculiarità del luogo, hanno addirittura deciso di acquistare casa in paese.

Campus crede fermamente che Ulassai, come altre comunità rurali sarde, possa distinguersi per la sua unicità, quella che per i suoi abitanti è normalità ma per gli altri è una preziosa rarità. “Non possiamo combattere la globalizzazione da soli, ma possiamo farci riconoscere per ciò che ci rende speciali,” ha concluso. “Il futuro di questi luoghi dipende dalla capacità di trasmettere e ereditare questa conoscenza”.

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