“L’artigiano non è una figura mitologica ma il depositario di saperi in grado di trasmettere a chiunque voglia approfondire un’arte manuale” dice Adelasia Tedde, una giovane sassarese neolaureata (lo scorso giugno) in Arti tradizionali all’ateneo norvegese Universitet i Sør- Øst Norge a Rauland (contea di Telemark), mentre racconta la propria esperienza scandinava. Adelasia ha imparato a tessere all’università usando un telaio moderno, più ergonomico rispetto ai vecchi telai che in tanti possiedono in Sardegna. La sua tesi sperimentale ‘Veving a briali’ (detti anche lizzos, litzoz, in italiano licci), ha permesso alla giovane studiosa di produrre un manufatto con la tecnica dei licci, oggetto di tesi.
Ma nell’Isola non esistono manuali di tessitura. L’unico ente di formazione era Isola (Istituto sardo organizzazione lavoro artigianale, istituito nel 1957) che ha chiuso i battenti nel 2006, senza nessuna ricaduta positiva sul territorio. In Norvegia invece avviene il contrario: giovani e meno giovani hanno a cuore il mestiere dell’artigiano e lo considerano come un lavoro (oltre che un’arte) da difendere e da tutelare. Il rischio della trasmissione delle tecniche per via orale (come accade in Sardegna) è quello della totale dispersione dei saperi.
La storia di Adelasia comincia in quarta superiore: decisa a frequentare un intero anno scolastico all’estero, lascia la propria terra per trasferirsi a casa della signora Tove Solvang Rian, in Norvegia. Le abitazioni sono in legno (simili alle nostre baite) circondate da montagne, il freddo è interminabile (con la neve fino a maggio), ma questo non impedisce alla giovane studentessa di innamorarsi di un territorio apparentemente inospitale. La giovane studentessa decide di trascorrere lì il proprio anno sabbatico, prima di cominciare l’università di Fisica a Pisa, dove attualmente si trova. Il 2021 si trasforma per la giovane studiosa in una esperienza talmente formativa da persuaderla a concludere ill proprio percorso universitario triennale con una tesi sperimentale sulla tessitura.
“Fin da piccola ho sempre coltivato la passione di fare a maglia e non ho mai potuto approfondire perché mia madre non sapeva lavorare la lana e mia nonna era troppo vecchia per insegnarmi qualcosa in merito. Cosi ho deciso di iscrivermi al primo anno nell’università di Rauland, ma non pensavo un percorso di laurea. Invece in Norvegia ho trovato la mia dimensione, e ho imparato l’arte della tessitura, ho vissuto con altre tre studentesse e durante le vacanze estive ho lavorato in due musei. Ho imparato a leggere un manufatto e a riprodurlo, ho imparato un metodo di studio che mi piacerebbe arrivasse in Italia e nella mia terra in modo particolare“. L’ateneo norvegese ‘Institutt for Tradisjonskunst og Folkemusikk’ è concepito per garantire una professione a chi si voglia approcciare allo studio delle arti e dei mestieri. Ma la sensibilità verso queste professioni è parte del tessuto culturale. È infatti possibile frequentare workshop, laboratori e corsi gratuiti, promossi da associazioni come la Norges Husflidslag, di cui fa parte anche la signora Tove Rian.
“L’artigiano non è un mondo a sé – dichiara Adelasia – le sue competenze e la sua professionalità dovrebbero essere istituzionalizzate anche in Sardegna, come avviene in Norvegia. Studiosi e cultori di queste arti dovrebbero cercare un dialogo e creare un metodo che consenta alla tradizione di uscire dagli ambiti museali, dove troppo spesso è relegata”.
Alessandra Piredda