Teatro, quello sguardo di Sergio Murru che non c’è più

Dopo l’addio a Pierpaolo Zappareddu, il teatro isolano vive un’altra grave perdita, quella di Sergio Murru, attore, poeta e drammaturgo. Riceviamo questa nota da Associazione Regionale Teatro Etnico e volentieri pubblichiamo.

Occhi fulminanti quelli di Sergio Murru quando sulla scena interpretava e divulgava un teatro come specchio della realtà e della memoria nello scenario della vecchia Cagliari dove passano i poberitteddus, la gentixedda, i signori,  dove è palpabile l’ironia sul filo della memoria degli strangius, di quei ragazzi “di fuori” giunti in città con le corriere grigio verdi della SATAS che passeggiano sotto il viale alberato sul lato porto della via Roma e lì incontrano ziu Buiccu “su maistru”, che è molto informato perché legge L’Unione Sarda e quindi è sempre al corrente dei fatti del mondo, spiega al suo amico ziu Efisinu: “Ascurta Efisinu po’ ti fai cumprendi chi non seus tottus ugualis, in sa zittari nostra, la gente parla a seconda dell’educazione e segundu commenti ségada; ascurta beni… quelli a is de Casteddu ‘e susu ti naranta chi ses unu segamentu de conca; i negozianti e i borghesi ti dicono segamentu de mazza; invece sa gent’e grifoni ti dice chi sesi unu segamentu de… insomma… calara prus abbaxiu. Gopai hai capito che cosa sono le classi sociali?”

Nella foto, Sergio Murru con Giampaolo Loddo  (di Pierluigi Dessì)

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