“E con la morte nel cuore correrò per tornare/ dove il giorno rivive sul profilo degli alberi”, cantava Iosonouncane in uno dei momenti più intensi del suo album del 2015, ‘Die‘, apice emotivo di una canzone che è considerata praticamente all’unanimità come uno dei brani italiani più belli degli ultimi anni: Stormi. Un pezzo dolcissimo e malinconico che fa pensare al miglior Lucio Battisti, quello visionario di Anima Latina: e non a caso, visto che anche in Stormi la voce dell’autore ha un contrappunto femminile (in questo caso si tratta di coretti che ti si inchiodano nella memoria) e il brano, felicemente pop e immediato, è anche frutto di una ricerca sonora rigorosa, maniacale. Una ricchezza compositiva – tra chitarra acustica e synth – bilanciata da un linguaggio poetico essenziale, quasi scarno: attraverso il ricorso ad alcune parole chiave – che tornano nel corso di tutto il disco – Iosonouncane mette in scena il dialogo emotivo e i pensieri di un uomo e una donna: lui, che ha paura di morire in mezzo al mare, lei, che nella terraferma ha paura di non rivederlo più. Tra richiami al paesaggio del Sulcis e le paure di due personaggi senza volto, che si amano e non sanno se si rivedranno più.
A quattro anni di distanza dalla sua uscita, la canzone di Iosonouncane – al secolo Jacopo Incani, musicista 36enne di Buggerru – ha raggiunto il traguardo del Disco d’oro (certificazione di Fimi, Federazione industria musicale italiana). Un riconoscimento importante per il compositore sardo, che grazie al suo secondo album è riuscito a conquistare definitivamente pubblico e critica con un lavoro non facile, visionario e a tratti sperimentale, dove ricerca sonora e melodia trovano un equilibrio praticamente perfetto. (Andrea Tramonte)