“La musica unisce chi la ama, è un linguaggio che va al di là delle barriere ideologiche e politiche e avvicina chi l’ascolta”. Uto Ughi, uno dei più acclamati violinisti del nostro tempo, si racconta in un colloquio con l’Ansa prima del concerto sold-out che lo vedrà questa sera protagonista al teatro Lirico di Cagliari. Una serata tra arte e solidarietà e di grande richiamo per sostenere la campagna End Polio Now promossa dal Rotary Club – Cagliari Est e Quartu Sant’Elena, in collaborazione con Cedac, Teatro Lirico di Cagliari, Banco di Sardegna e il supporto del gruppo L’Unione Sarda.
Sotto i riflettori, insieme all’artista di origini istriane, il pianista Alessandro Specchi, per un viaggio tra le note d’Europa con un programma raffinato che spazia da Vitali a Beethoven, Saint-Sans, Wieniawski e Sarasate. “È un programma molto vario ed eclettico che parte dal tardo Seicento e finisce con il tardo Ottocento”, sottolinea il musicista.
Il maestro non scioglie l’enigma su quale tra i suoi preziosi strumenti suonerà durante il concerto ma spiega: “Lo Stradivari permette un dialogo più intimo, il Guarneri ha un respiro più ampio e più adatto a questa sala”. Uto Ughi si sofferma anche sulla stato dell’arte della musica. “La musica è nata in Italia. Anche i tedeschi, che vantano la supremazia musicale, venivano ad imparare in Italia alla scuola di Vivaldi. Lo stesso Bach ha trascritto tantissime composizioni del veneziano. Quindi l’Italia non ha niente da invidiare a nessun Paese del mondo. Peccato che la cultura musicale da noi sia così trascurata dall’insegnamento scolastico”.