La Prima Biennale d’arte contemporanea dedicata a Maria Lai a Ulassai si chiude simbolicamente durante i giorni dei carnevali, “un periodo di trasformazione e purificazione che prepara alle fertili primavere future”. Questo primo capitolo di lavori si conclude idealmente con due momenti: la presentazione del documentario “Progetto e destino – I Biennale d’arte contemporanea Maria Lai”, uno dei lavori curati dal Centro servizi culturali di Carbonia – Fabbrica del cinema della Società umanitaria nell’ottica della raccolta di documenti utili per la costruzione di una memoria non solo documentale della cultura della Sardegna. E poi una tavola rotonda sul tema A chi parla l’arte contemporanea?
“Abbiamo lavorato un intero anno scegliendo date, titoli e temi che continuassero a intrecciare i fili d’arte e di proiezione verso il futuro ai quali Maria Lai ha dedicato tanto impegno artistico e personale – spiega Gianni Murtas, direttore artistico della Biennale -. Anche in quest’ottica carnascialesca di rottura di ruoli e schemi, di segni che cambiano e scrivono il nuovo, abbiamo pensato di terminare i lavori della Prima Biennale ponendo le basi di riflessione su cui forse fondare la Seconda Biennale del 2026″. “Maria Lai desiderò a lungo un museo nel cuore del suo paese – aggiunge il sindaco Giovanni Soru– ed oggi esiste negli spazi di Casa Cannas, il Camuc, dove le donne hanno lavorato e creato ricchezza anche nell’innovazione. In questo cuore del paese, che si aggiunge agli storici spazi museali della Stazione dell’Arte, si alimentano i frutti dell’eredità artistica e di pensiero che Maria Lai ha lasciato agli ulassesi e al mondo”.
La regia e il montaggio del documentario sono stati curati da Roberta Crepaldi, affiancata da Riccardo Podda per le riprese e la color correction, mentre l’audio in presa diretta è stato seguito da Alessandro Pusceddu. Le musiche originali, composte ed eseguite dal musicista Livio Cherchi, arricchiscono il progetto con melodie create appositamente per il filmato. La produzione, durata circa sette mesi, ha seguito tutti i lavori della Biennale, dall’allestimento sino alla premiazione del vincitore. L’obiettivo del lavoro era documentare i lavori ma anche raccogliere le testimonianze degli artisti in concorso. Il lavoro svolto dunque, si compone di due sessioni documentarie, la prima, sarà presentata sabato 2 marzo, l’altra, di testimonianza, costituirà un fondo documentale sempre disponibile. Documentario sugli eventi, concerti, laboratori con studenti e altre attività collaterali. Pensato per essere “agile” e accessibile, il documentario ha una durata di 20 minuti e raccoglie una selezione dei momenti più rappresentativi tra cui le giornate di inaugurazione e premiazione. Le testimonianze degli artisti e dei partecipanti della Biennale, grazie alle cui testimonianze sarà possibile avere uno sguardo sulla complessità del progetto. Questo materiale documentale è accuratamente archiviato per essere disponibile alla consultazione, sì da offrire, su richiesta, una ricca testimonianza della Prima Biennale d’Arte Contemporanea Maria Lai.
Al centro del dialogo introdotto da Floriana Piras, vicepresidente della Fondazione, sarà posto uno dei temi su cui si è forse più interrogata Maria Lai: a chi parla l’arte? A cosa serve e chi la comprende? Parteciperanno al dialogo, il filosofo della scienza, Silvano Tagliagambe, le giornaliste Alessandra Menesini e Ambra Pintore, l’artista Marco Useli, e il direttore artistico della Biennale, Gianni Murtas. Maria Lai, con il suo genio visionario, ha intrecciato la trama dell’arte con i fili della comunità, del paesaggio e delle storie antiche, creando opere che parlano direttamente al cuore umano e collettivo. Il suo lavoro, radicato nelle tradizioni della sua terra, ha sempre superato i confini dell’estetica, interrogandosi su chi, come e perché l’arte riesca a comunicare. Maria credeva che l’arte fosse un linguaggio universale, capace di risvegliare la coscienza e il senso di appartenenza, ma che al contempo trovasse significati nuovi in ciascun osservatore. Con questo spirito, la tavola rotonda dal titolo “A chi parla l’arte?” si propone di esplorare i percorsi molteplici e talvolta misteriosi attraverso cui l’arte si relaziona ai suoi interlocutori. A chi è destinato il messaggio di un’opera? Alle comunità, agli esperti, agli individui? Quali responsabilità ha l’artista nel plasmare e nel lasciare spazio a interpretazioni libere?