Schwa, la risposta di Michela Murgia alla petizione contro: “Firme per abolire l’apericena”

Non resta indietro la scrittrice Michela Murgia e risponde alla campagna di raccolta firme lanciata su Change.org dal linguista dell’Università di Cagliari Massimo Arcangeli contro l’utilizzo dello schwa, il simbolo con la ‘e rovesciata’ (ə) utilizzato per rendere neutri sostantivi e aggettivi maschili e femminili. Lo fa, a modo suo e con l’ironia pungente che la contraddistingue, lanciando a sua volta una campagna il cui testo riprende e ribalta parola per parola quello della petizione degli accademici. “Volevo anche io provare l’ebbrezza di lanciare una petizione insensata, disperata, reazionaria e senza destinatario pretendendo che il mio gusto sia norma per tuttə”, scrive su twitter.

La campagna della Murgia si intitola, ‘Pro cucina nostra‘, ispirandosi al titolo di Arcangeli ‘Pro lingua nostra‘ ed è stata lanciata anche questa su Change.org. Nel mirino l’apericena: “Siamo di fronte a una pericolosa deriva, spacciata per moderna necessità da incompetenti in materia culinaria, che vorrebbe riformare le sane abitudini sociali italiane a suon di spritz e esangui bocconcini finger food – scrive l’artista di Cabras utilizzando la stessa impostazione del testo originale -. I promotori dell’ennesima follia, bandita sotto le insegne del politicamente fighetto, pur consapevoli che la soppressione della cena e dell’aperitivo in favore di un ibrido non si potrebbe mai applicare alla vita fuori dalle grandi città, predicano regole inaccettabili, col rischio di arrecare seri danni anche a carico di chi soffre di alcolismo e di patologie alimentari”.

E continua: “I fautori dell’apericena, partita da una minoranza di esercenti milanesi imbruttiti che pretende di imporre la legge del prosecco a basso costo a un’intera nazione, esortano a sostituire due dei momenti conviviali della giornata lavorativa con un unico appuntamento che non è più l’uno né l’altro”. E termina con l’appello: “Firmate anche voi contro l’apericena, indicando nome cognome e marca del voucher di buoni pasto che utilizzate di solito quando ci andate”. La firma è quella del fantomatico Senato dell’Accademia dei Cinque Cereali.

Mar. Pi.

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