E’ ispirata alle geniali intuizioni di Pinuccio Sciola l’installazione monumentale “Lithic Chords / Corda Litica” esposta alla 19ma Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, che ridefinisce le possibilità espressive e strutturali della pietra e invita i visitatori a vivere un’esperienza interattiva e multisensoriale in cui si fondono architettura, geologia e suono. Il maestro di San Sperate (Sardegna), infatti, considerava le sue pietre “memoria dell’universo” e rifletteva sui suoni che, se accarezzate, le pietre emettono.
“Con grande emozione e senso di continuità, la Fondazione Pinuccio Sciola torna alla Biennale di Venezia dopo l’esperienza del 2021, portando con sé un nuovo progetto che riafferma la vitalità e la contemporaneità del pensiero di Pinuccio Sciola – spiega Tomaso Sciola, vicepresidente della Fondazione – L’installazione Lithic Chords / Corda Liticarappresenta un’evoluzione coerente e profonda delle sue intuizioni, mettendo in connessione arte, materia e suono in un dialogo che continua a ispirare il mondo dell’architettura, del design e della ricerca sonora”.
L’installazione è stata possibile grazie alla collaborazione tra l’architetto-designer Cristina Morbi (Studio Maetherea), l’ingegnere strutturale Francesco Banchini e il sound artist Andrea Granitzio, responsabile dei Progetti sonori della Fondazione Pinuccio Sciola e d’intesa con la Fondazione stessa.
“Attraverso il dialogo tra storia dei materiali, innovazione strutturale e percezione sensoriale – dettaglia Cristina Morbi – Lithic Chords invita i visitatori a interagire con la pietra in modi inaspettati, tattili e uditivi. È un’esplorazione della profonda memoria dei materiali, della risonanza geologica e delle forze invisibili che plasmano il nostro ambiente, offrendo una prospettiva riformulata sulla pietra come elemento dinamico e performativo, che respira, vibra e interagisce con la geologia del tempo”.
“Un sentito ringraziamento alla Fondazione Sciola che ha permesso alle pietre della nostra corda litica di risuonare nell’arsenale di Venezia – aggiunge Banchini – La più grande soddisfazione per un progettista consiste nell’osservare il pubblico che resta incantato dalla propria creazione: la musica delle Pietre Sonore si è rivelata l’ingrediente essenziale che sta ammaliando i visitatori della Biennale”.
“Quando Cristina Morbi mi ha contattato chiedendomi di dare vita alla pietra di Lithic Chords – racconta Granitzio – è stato naturale pensare ai suoni delle Pietre Sonore, perfetta sintesi dell’estetica del progetto, che include elasticità, movimento e, quindi, vibrazione/suono. E’ un onore poter portare avanti e vedere i frutti delle intuizioni di Pinuccio Sciola, che continuano ad ispirare progetti interdisciplinari e produzioni artistiche in tutto il mondo”.
Visitare l’installazione significa infatti anche imbattersi nei suoni delle Pietre Sonore, utilizzati ad hoc da Andrea Granitzio, “con lo scopo di delimitare e definire gli spazi di fruizione della struttura – spiega ancora il musicista – consentendo ai visitatori di agire come compositori estemporanei e di trasformare con la loro presenza la pietra in una struttura sonora. Ai 7 tipi di pietre con cui è costituita Lithic Chords corrispondono altrettanti suoni, attivati con un sistema di prossimità dinamico e interattivo: camminando intorno alla scultura si generano melodie e armonie, provenienti da fonti nascoste alla vista. Un ultimo punto restituisce la summa di tutti i suoni messi insieme. La messa in opera del set up audio di Lithic Chords è stata possibile grazie alla preziosa collaborazione con Riccardo Sarti, docente di Informatica musicale al Conservatorio di Sassari, e Paolo Pastorino, docente di composizione musicale elettroacustica al Conservatorio di Cagliari, e al finanziamento della Fondazione di Sardegna”.
Collocata nello storico Arsenale di Venezia, la struttura è lunga in totale 21 metri ed è costituita da avanzi di pietra: nel progetto, la sinergia tra pietra e acciaio, articolata attraverso un sistema strutturale ben definito, riecheggia la meccanica interna di uno strumento a corda.
Come accade osservando le opere collocate all’interno del Giardino Sonoro di San Sperate, il progetto presentato a Venezia svela la flessibilità della pietra, rovesciando la percezione tradizionale di essa come rigida, pesante e immobile: esattamente l’intuizione di Pinuccio Sciola.
Il risultato è quasi uno strumento vivente, in cui suoni ancestrali riecheggiano attraverso la pietra e ne amplificano l’esperienza tattile ed emotiva. L’installazione riutilizza gli avanzi di pietra per creare un risultato in grado di valorizzare il potenziale della circolarità e del design.
“La pietra, da elemento statico, si fa organismo vivo e risonante, capace di coinvolgere i sensi e lo spirito – conclude Tomaso Sciola – Siamo grati ai progettisti e agli artisti che, con grande sensibilità e rigore, hanno saputo dar voce a questa visione. Il ritorno all’Arsenale di Venezia segna un ulteriore passo nel percorso della Fondazione verso la diffusione internazionale del linguaggio poetico e universale delle Pietre Sonore”.
Foto courtesy of Maetherea – Ph Gunther Galligioni