Peppino Marotto, 12 anni fa l’omicidio. Ricordo su Fb con le parole di Atzeni

Il 29 dicembre del 2007 a Orgosolo veniva ucciso Peppino Marotto, il sindacalista-poeta. Un omicidio, il suo, coperto dall’omertà: Marotto venne freddato in pieno giorno coi sei colpi di pistola. Stava andando a comprare il giornale. Eppure nel paese della Barbagia nessuno dice di aver visto nulla. Su Faceook ieri il presidente dell’Anci Sardegna, Emiliano Deiana, ha pubblicato un commovente ricordo dello scrittore e giornalista Sergio Atzeni (altra grande perdita della cultura sarda) che lo incontrò prima del ’95 ion ‘Vera e falsa balentìa‘. Deiana ha scritto: “Peppino Marotto venne ucciso da mano anonima e vigliacca. Mai sono stati chiariti i fatti della morte. Mai gli assassini sono stati assicurati alla giustizia. Restano – qui, ora – le parole di quel racconto”.

Ecco l’eredità di Sergio Atzeni. «Chi spara, si dice, sono i giovani che col favore del buio galoppano sui motorini rombanti e fanno il tiro a segno sui cartelli stradali e sui lampioni. Qualcuno ricorda di aver udito scoppi di bombe e raffiche di mitra. Bombe, mitra, fucili. Chi li vende ai giovani orgolesi? I fucili son regalati dai cacciatori (regalati per modo di dire e contro volontà) mentre, per mitra e bombe il mistero permane. Dice Peppino Marotto, poeta di Orgosolo: “Chi fabbrica armi le vende. Altrimenti perché lo farebbe?”. […] Peppino Marotto scrive poesie che parlano dei problemi del paese.
Ecco gli ultimi suoi versi:
Non credo alla fatalità del destino maligno
e ho assistito con stupore e con rabbia
alla cieca e assordante carica
di certa stravagante gioventù
contro le indifese lampadine
che bene o male anche nelle notti scure
rischiarano le vie del paese.
A me sembra che scaricare fucili e pistole
contro i luminosi segni di civiltà
è cieca e miserabile barbarie
retaggio della falsa balentìa
di disfattismo e di spavalderia.
E si è avverato il detto
che violenza genera violenza […] Una balentìa moderna è da inventare.
Dice una voce giovane: “In molti prevale la disperazione, il disgusto per la vita”.
Obietto: “in questa Italia moderna, giunta al quinto posto fra le nazioni d’Occidente?”.
Risponde la voce: “Una cosa è parlare e vivere a Milano, a Roma altra è parlare e vivere a Orgosolo. Una cosa è stare dove il mondo appare ricco di possibilità per tutti. Altra dove il meglio che si possa sperare è seguire le orme dei padri pastori”.
Gli orgolesi vedono l’Italia moderna alla tele. Poi spengono e vedono Orogosolo. Esistono molte Italie, in qualcuna vivere è più dolce, in qualcuna più amaro?».

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