VIDEO. La solidarietà del rap militante: “Ajò pastores, non bos arrendezas!”

Dal bracciante-rapper arriva un messaggio di solidarietà ai pastori impegnati nel braccio di ferro sul prezzo del latte. Nei giorni caldi dei blocchi stradali anche ‘Su Akru’, bracciante agricolo che da anni canta in rima i problemi della Sardegna, avrebbe voluto dare il suo contributo. “Il giorno che i pastori dovevano bloccare il bivio di Lula, io non potevo assentarmi da lavoro – spiega – quindi ero molto dispiaciuto per questo, allora pensando a come potevo rendermi utile mi son fermato mentre lavoravo in campagna e ho registrato il video col telefonino”. Il rapper nuorese, che dopo l’esperienza coi ‘Limbudos’ sta lavorando a un album solista incentrato sui temi sociali che riguardano la Sardegna, ha scritto questo testo qualche anno fa, ma dopo la pubblicazione del video su Facebook durante i blocchi dei pastori è cominciata la pioggia di like con migliaia di condivisioni. “C’è chi mi ha detto che lo vorrebbe come inno della Sardegna”, commenta ‘Su Akru’.

Il lungo testo racconta la sua vicinanza alla lotta dei pastori e dei lavoratori sardi e si chiude col messaggio: “L’emigrazione che uccide pian piano sta rubando questa nazione/non si può vivere di sfruttamento e cassaintegrazione/terra di sangue, lacrime e sudore/avanti con la legge del popolo lavoratore/Ajò, pastori, non arrendetevi“. Ecco il testo integrale con la traduzione in italiano e, sotto, il video pubblicato su Facebook.

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Marcello Zasso

Unu seculu e mesu de libertade furau
“Pastores e massajos falande rajos dae cada capu,
contr’a s’industriale, su banchieri, su politicu teracu,
est s’irrocu ‘e su traballadore istracu,
chin su mercau chi lu cheret ponner in su sacu,
e sa zustissia chi li ponet semper ifatu,
su bentu tirat, su populu est in tira,
su populu sardu respirat e cheret sa bida,
su desertu industriale bocat a fora operajos chenza un istratzu de cuntratu,
sos sindacaos de regime lis an promitiu richesa e diritos bendendelos deretu,
lassande facher cussu chi in aterube a sos ladros no bi l’issiat perfetu,
picande a un ala dae s’iscritu e a s’ atera dae su profitu,
sa boche zirat, sa boche s’artziat e catzat su sonnu,
su mamentu istoricu nostru ch’est arribande dae su fundu,
chin chie jubilat crar’e tundu,
e chin chie est semper istau postu pro sicundu,
dae barones e dae capitalistas de mesu mundu,
isperende totu bida sa rimonta furibundu.
mastros de tradiziones tiran gherrande cossumismu e moda,
chin s’arte pretziosa de cudd’iscola chi no bi colat,
artizanos chin paca fortuna de jucher dischente sun a tretu de serrare sa serranda,
gai totu butecas, tzilleris, siendas de familia lassadas in mudandas, ataccadas dae cada banda,
guverran tassas, depidos, riscossione e usura,
s’ordine ‘e isfratu de sa Prefetura,
sos manganellos de sa Questura,
chin s’abba a gula intr’e s’ufissiu de collocamentu a murru muntone,
e in istrada chircande zorronada, de chera mala in cara,
in mesu a su belenu de sa gana,
su tempus bolat, sa bida curret, ch’est ora de chie trubat,
de chie la durat,
su disterru chi uchidet abbell’ abbellu est furande custa natzione,
no si podet biver de isfrutamentu e cassintegratzione,
terra de samben lacrimas e sudore,
ainnantis chin sa leze de su populu traballadore!”

Ecco la traduzione:
“Pastori e contadini imprecando da ogni parte,
contro l’industriale, il banchiere, il politico servo,
è la maledizione che manda il lavoratore stanco,
con il mercato che vuole mettere nel sacco,
e la “giustizia” che gli si mette sempre appresso,
il vento tira, il popolo è in tira,
il popolo sardo respira e vuole la vita,
il deserto industriale manda via operai senza uno straccio di contratto,
i sindacati di regime gli hanno promesso ricchezza e diritti vendendoli subito,
lasciando fare quello che altrove ai ladri non gli sarebbe riuscito perfetto,
prendendo da una parte dall’iscritto, e dall’altra dal profitto,
la voce gira, la voce si alza e scaccia il sonno,
il momento storico nostro sta arrivando dal fondo,
con chi urla chiaro e tondo,
e con chi è sempre stato messo per secondo,
da baroni e da capitalisti di mezzo mondo,
sperando tutta la vita la rimonta furibondo.
Maestri di tradizione tirano avanti combattendo consumismo e moda,
con l’arte preziosa di quella scuola che non passa,
artigiani con poca fortuna di avere apprendisti sono al punto di chiudere la serranda,
così negozi, bar, aziende di famiglia lasciate in mutande,
attaccate da ogni parte,
governano tasse, debiti, riscossione, usura,
l’ordine di sfratto della Prefettura,
i manganelli della Questura,
con l’acqua alla gola dentro l’ufficio di collocamento stracolmo,
e in strada cercando giornate di lavoro, con una pessima cera in faccia,
in mezzo al veleno della fame,
il tempo vola, la vita corre, è tempo di chi scaccia,
di chi la dura,
l’emigrazione che uccide pian piano sta rubando questa nazione,
non si può vivere di sfruttamento e cassaintegrazione,
terra di sangue, lacrime e sudore,
avanti con la legge del popolo lavoratore!”

https://www.facebook.com/su.akru/videos/10217737912830675/

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