Musica e suggestioni a Cala Gonone: chiusura di stelle per il Jazz Festival

Weekend speciale e ospiti di grande spessore al Cala Gonone Jazz Festival: non solo i grandi nomi, ma anche esordienti e artisti ricercati, più intimisti e meno inclini all’idea del ‘big show’, sebbene i grandi eventi siano stati serviti proprio grazie a queste loro peculiarità. Il primo ha avuto come protagonista Marcello Murru, in trio alle Grotte del Bue Marino: il primo spettacolo nella dama della sala bianca, il vasto ingresso, suggestivo e pittoresco che ogni giorno accoglie piccoli gruppi di visitatori da tutto il mondo.
Dopo un silenzio di dieci anni, il cantautore di Arbatax trapiantato nel quartiere ‘Testaccio’, torna nella sua amata Isola e nelle tre date previste è arrivato anche nel gioiello del golfo di Orosei. I suoi ‘Diavoli storti’ sono indomabili creature a malapena racchiuse tra le parole e poesia di questo affabile e ammaliante cantautore. La voce roca, cullata dall’andatura jazz e swing della chitarra di Riccardo Manzi e del piano di Alessandro Gwis, racconta d’amore, di dolori e sventure, senza quegli slanci di pathos che i temi richiederebbero, bensì con una certa consapevolezza di queste vicende come parte costituente del vivere a pieno l’esistenza.

Domenica, di nuovo le barche gremite alle grotte per la richiestissima Lula Pena che replica il successo dello scorso anno. Conquistata da questo luogo magico, la regina del fado portoghese ha deciso di prendere parte anche all’edizione di quest’anno. Chitarrista, autrice, cantante, maliarda e visionaria; Lula Pena ha regalato un altro spettacolo incredibile, senza interruzioni, un flusso continuo di arpeggi e canti senza dimora, senza tempo, determinati ad albergare nel cuore e nella memoria degli ascoltatori.

Sabato sera, al teatro comunale, il quintetto dei Karabò, giovanissima formazione bolognese alla loro prima sul palco di una grande e storica manifestazione, ha tenuto testa all’esigente pubblico per oltre un’ora con alcuni standard jazz e brani freschissimi appena composti. Subito dopo la signora del soul bianco Lucy Woodward ha scosso il teatro insieme alla sua strepitosa band composta dal batterista Niek de Bruijn, il chitarrista Jelle Roozenburg e al basso Udo Pannekeet, tre musicisti da tenere d’occhio per bravura e carisma.

In chiusura, il primo agosto, Guido Coraddu, pianista cagliaritano, con il suo Miele Amaro, una rivisitazione di brani della musica sarda, da quelli tradizionali sino ai compositori contemporanei anche del jazz nostrano con una particolare reinterpretazione, un viaggio tra pezzi conosciuti, accanto ad alcuni inediti che hanno convinto gli astanti tra grandi applausi ed encomi.
A salutare quest’edizione, i formidabili Richard Bona, Alfredo Rodriguez e Ludwig Afonso che hanno richiamato un’enorme ed eterogenea platea. Nonostante la lunghissima tournée, i tre hanno fatto letteralmente tremare il teatro di Cala Gonone.

Il meritatissimo podio che Bona si è aggiudicato come uno dei più grandi bassisti viventi, è stato confermato ieri sera, quando alle glissate, thumb slap e pop sono seguiti applausi e strepiti di approvazione. Non da meno Alfredo Rodriguez e il suo piano, con il quale si è esibito anche per un brano in solo. Difficile davvero mantenere i piedi saldi a terra e il busto poggiato allo schienale: tra ritmi cubani, africani e mood ballabili, la tentazione di alzarsi in piedi, cantare (incitati dal frizzantissimo Bona) e azzardare qualche movimento di bacino, ha avuto la meglio per alcuni dei presenti, con la compiacenza dei musicisti che – rivolgendosi al pubblico – hanno espresso infinita gratitudine per queste occasioni e mandato un pensiero ai tanti artisti in difficoltà in questo momento che ancora non hanno potuto riprendere gli spettacoli dal vivo.

Alida Berli

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