Magazzino Italian Art, il museo e centro di ricerca dedicato a promuovere la conoscenza e l’apprezzamento pubblico dell’arte italiana del dopoguerra e contemporanea negli Stati Uniti. Situato a Cold Spring, New York, fondato da Nancy Olnick e dal sardo Giorgio Spanu, presenta la mostra Maria Lai. A Journey to America, la prima retrospettiva negli Stati Uniti dedicata a una figura chiave dell’arte italiana del secondo Novecento, “il cui lavoro eclettico e visionario è riuscito a collegare le tradizioni della nativa Sardegna, la sensibilità e i metodi dell’Arte povera e l’influenza della cultura americana sulla scena artistica internazionale”.
In programma dal 15 novembre 2024 al 28 luglio 2025, la mostra presenta circa 100 opere di Maria Lai tra cui numerosi lavori visibili per la prima volta al pubblico. La maggior parte delle opere in mostra non sono mai state esposte negli Stati Uniti. La mostra offre una ricca panoramica della produzione dell’artista di Ulassai dagli esordi degli anni Cinquanta fino agli anni Duemila, con un focus sulla sua sperimentazione nell’arte collettiva e relazionale.
L’esposizione, curata dalla direttrice artistica di Magazzino Paola Mura, presenta un significativo corpus di opere della collezione di Magazzino Italian Art (MIA) e di altre raccolte private americane e di istituzioni italiane, tra cui: Fondazione Maria Lai, Fondazione di Sardegna, MAN – Museo d’arte della Provincia di Nuoro, Museo di Aggius, Musei Civici di Cagliari, MUSMA – Museo della Scultura Contemporanea Matera, Consiglio e Regione Autonoma della Sardegna e con il contributo di Ilisso Edizioni.
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“La storia di Maria Lai attraversa un secolo di conflitti e contraddizioni, che l’artista ha affrontato con il coraggio e la determinazione necessari per affermarsi in un mondo prettamente maschile – spiegano da magazzini Italian Art -. È una ricerca artistica segnata da difficoltà e ostacoli, in cui Lai, con un’originalità assoluta, ha cercato e trovato una propria dimensione autonoma, spesso al prezzo di un lungo isolamento e di una problematica alterità. La mostra narra la sua storia evidenziando la portata innovativa di questo viaggio, nello spazio, nel tempo e nell’arte, che muove dalla Sardegna, per allontanarsene e poi di nuovo tornare. Questo viaggio tocca e comprende l’America, che Lai visitò per la prima volta nel 1968. Una sezione fondamentale della mostra sarà dedicata ai dipinti – testimoni del passaggio di Maria Lai all’arte astratta – che l’artista portò con sé durante il viaggio in America, tra Montreal e New York, nella speranza – mai concretizzata – di esporli al pubblico americano. Queste opere, tuttora conservate in Canada e negli Stati Uniti, e mai esposte prima d’ora, sono presentate in mostra in stretto dialogo con un’importante collezione di dipinti degli anni Cinquanta. Tra questi, il Gregge di pecore del 1959, un dipinto di 3 metri per 1,20 metri, conservato presso il Consiglio Regionale della Sardegna e che non è mai stato esposto altrove”.
“Maria Lai. A Journey to America – sottolinea Paola Mura, direttrice artistica di Magazzino e curatrice della mostra – esplora il percorso creativo e personale di Maria Lai, con la Sardegna come punto di ancoraggio e fonte inesauribile di ispirazione. Da queste radici profonde, Lai ha espanso la sua ricerca artistica, intrecciando le tradizioni sarde con i principi dell’Arte Povera. In questo processo, si è confrontata con i dibattiti culturali e sociali del suo tempo, accogliendo le influenze degli artisti e degli scrittori americani che ammirava. Queste combinazioni uniche fanno di Maria Lai un’artista straordinariamente attuale in un mondo in cui la fusione di tradizioni storiche, filosofie diverse e immagini contrastanti è parte integrante della nostra quotidianità. Sono profondamente orgogliosa di presentare la prima retrospettiva statunitense del suo lavoro al Magazzino Italian Art, dove l’eccezionale collezione di Arte Povera del museo offrirà il contesto ideale per valorizzare il contributo unico di Maria Lai”.
“Proprio come Maria Lai ha creato un ponte tra luoghi e culture nella sua arte, e nella sua iniziativa più celebre ha letteralmente legato un villaggio per unire la sua gente, così Magazzino crea un luogo singolare dove i visitatori possono incontrare la più grande arte dell’Italia del dopoguerra – evidenzia Adam Sheffer, direttore di Magazzino -. Siamo eccezionalmente orgogliosi di poter offrire al nostro pubblico un’esperienza più ampia dell’arte italiana contemporanea, proponendo la prima retrospettiva nordamericana di questa straordinaria artista”.
“Quando ci siamo imbattuti nel lavoro di Maria Lai, tre decenni fa, abbiamo capito subito che era essenziale per lo sviluppo dell’Arte Povera – commentano i fondatori di Magazzino, Nancy Olnick e Giorgio Spanu -. Eppure, il suo ruolo è ancora poco riconosciuto. Impareggiabile tra i suoi colleghi nel perseguire una visione singolare, Lai ha portato avanti il suo mestiere con ingegno e determinazione. Siamo onorati di presentare al pubblico americano il suo lavoro”.