‘Inventarsi la vita’: il ’68 cagliaritano nella storia del falegname-attivista

Un dipinto regalato per amicizia e rivenduto – o meglio collettivizzato e poi venduto – per esigenze di partito. Poi ritrovato e riacquistato, dall’autore però. Era il ’68 cagliaritano, l’artista era Primo Pantoli, il partito il PCML (Partito comunista marxista leninista), il destinatario Pasquale Placido, un falegname – attivista della sinistra di quegli anni. Questo episodio racchiude il suo schema di vita e un pezzo della storia della città fatta di capannelli, manifestazioni, cartelli e scritte sui muri (“Sbagliavo con la esse – scrive – la facevo al contrario, infatti la polizia aveva detto: ‘Questo è Placido’)”. Di umili origini, politicamente in prima linea con uno spirito sfrontato e rompicoglioni – come ama ripetere – che lo ha portato anche in carcere; allo stesso tempo amico intimo di artisti e intellettuali cagliaritani con cui ha condiviso la sua educazione politica tra facoltà occupate e fabbriche in lotta. L’episodio del quadro, poi recuperato dallo stesso Pantoli con non pochi malumori è solo uno dei tanti che si leggono in fretta nel libro Inventarsi la vita. Dal piccolo paese al mondo globale, una autobiografia (edizioni Cuec, 2018).

Un libro con una lunga gestazione: nato nel corso di un legame decennale tra il protagonista, l’antropologo Pietro Clemente e la moglie Ida Caminada che resiste alle distanze tra Sardegna e Toscana dove moglie e marito vivono da più di 40 anni. Il testo, 142 pagine, ha il filo narrativo di una lunga intervista, organizzata per capitoli, che segue le fasi della vita personale con sullo sfondo la vita sociale e politica sarda e italiana. Un alternarsi di nove capitoli a due voci in cui il protagonista Pasquale prende parola dando del tu al lettore e si racconta in una sorta di bilancio di vita (con dettagli anche molto privati e un linguaggio popolare tra sardismi e slang cagliaritano); a ruota segue un capitolo firmato da Clemente sullo stesso periodo di vita. In mezzo l’amicizia che resiste al di là delle delusioni politiche e delle diverse frange di appartenenza. Un legame forte da superare la distanza tra le classi sociali e scandire con costanza il ritmo di amori, lavoro, figli, malattia. L’attività dei due – che si sono conosciuti nella sede storica del PSIUP (Partito socialista italiano di unità proletaria) di via Macomer di cui Clemente è stato funzionario- si muove tra Cagliari e Villasalto, piccolo centro del Gerrei di cui Pasquale è originario: in questi due luoghi soprattutto si svolgono negli anni incontri, cene e pranzi, ed è lì che in parte sono state fatte le chiacchiere di sintesi su intere vite e stagioni che hanno portato al libro. Un desiderio, specifica Clemente, che arriva dopo il suo Triglie di scoglio, una memoria del ’68 cagliaritano (Cuec, 2002): lì non c’era la storia di Pasquale, del suo continuo Inventarsi la vita spesso in dolorosa rottura con la propria provenienza. Dall’infanzia legata alla terra all’adolescenza in cui diventa apprendista artigiano da bottega, al passaggio da metalmeccanico, poi cassaintegrato, addetto ai lavori socialmente utili e infine – da pensionato – il ritorno alla campagna e agli orti. Il tutto con il rimpianto di non aver studiato e un’unica certezza sulla vittoria condivisa dell’istruzione per tutti. La sua figura con in testa il basco nero con il distintivo di Mao resterà una delle più familiari per i cagliaritani di quella generazione, protagonista delle proteste a cavallo degli anni Settanta. Le sue conoscenze, intime – anche di convivenza – spaziano dal mondo del teatro a quelli sindacali, sino alla stesso Emilio Lussu, parente della moglie Nora, figura di riferimento dalla Grande Guerra fino alle lotte degli anni Settanta. In coda l’interessante appendice Parole del tempo. Una piccola enciclopedia dei nomi: sono quelli ricordati e citati nei racconti di Placido: circa cento, scrive Clemente, protagonisti attivi in quei “due decenni sembrava che il tempo corresse un po’ più in fretta, come in un vortice con tanta gente dentro”. Una piccola classificazione fa da bussola: politici, militanti, artisti, docenti universitari e della scuola vicini al movimento e ai vari gruppi politici che ne nacquero. Da Giulio Angioni a Cicito Masala da Giorgio Macciotta a Paola Bertolucci fino a Luigi Cogodi. Ecco Pasquale incontrava tutti in quegli anni e parlava, discuteva con tutti: “In quella giostra della politica partecipata che si faceva nei luoghi della vita”.

Monia Melis

Guarda LE FOTO della Cagliari di quegli anni:

Come eravamo negli anni ’70: l’amarcord cagliaritano di Daniele Longoni

 

 

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