Una luce antica, intermittente come un respiro, ritorna a brillare tra le trame di un tappeto. È quella dei fari, simboli di attesa e orientamento, che attraversa le opere tessili di Paulina Herrera Letelier nella mostra Pharos, nuovo capitolo del progetto “Sospesi”, in scena dal 19 aprile al Museo etnografico regionale “Collezione Luigi Cocco” a Cagliari.
L’artista, nata in Cile ma da anni di stanza in Sardegna, porta nel museo un ciclo di tappeti che raccontano il Mediterraneo attraverso il linguaggio della luce e della materia. Curata da Efisio Carbone, direttore del Polo museale dell’Isre, la mostra è una riflessione visiva e simbolica sul paesaggio costiero, dove i fari diventano “messaggi luminosi sospesi tra passato e futuro, tra l’orizzonte del mare e quello della cultura materiale”.
Continua a leggere dopo la foto
Foto di Barbara Pau
I lavori di Herrera Letelier nascono dall’incontro tra arte, design e artigianato, grazie alla collaborazione con il laboratorio Mariantonia Urru di Samugheo, eccellenza della tessitura sarda. I tappeti della serie Pharos sono vere e proprie mappe tattili e visive, in cui il ritmo del disegno si fa luce, e la luce diventa racconto. Ogni trama si accende e si spegne come un alfabeto di segnali notturni, evocando – come scriveva Virginia Woolf – quella tensione tra distanza e presenza, tra ciò che guida e ciò che resta.
Herrera Letelier, con un background che intreccia architettura, fotografia e design tessile, costruisce un ponte tra culture, linguaggi e tecniche: i suoi tappeti sono affini alle linee meditative di Agnes Martin, alla modularità dell’arte islamica, al respiro delle stampe giapponesi ukiyo-e. In Pharos, lo spazio tra le linee non è vuoto ma pausa, possibilità, silenzio eloquente.
Continua a leggere dopo la foto
(Foto di Barbara Pau)
Questa esposizione è parte di “Hanging – Sospesi”, progetto curato dall’Isre che mira a valorizzare la tessitura come linguaggio contemporaneo attraverso un ciclo di mostre in dialogo con il patrimonio museale. Dopo Ruben Montini, che aveva aperto il ciclo con i suoi arazzi, e ora Paulina Herrera Letelier con i suoi tappeti luminosi, seguiranno gli interventi di Annalisa Cocco e Nietta Condemi De Felice, in programma fino a settembre 2025.
“Coniugare memoria e innovazione, artigianato e design, identità e movimento: è questo il cuore della mostra Pharos e dell’intero progetto Sospesi – sottolinea Marcello Mele, direttore generale dell’Isre –. Paulina Herrera tesse un filo tra i codici ancestrali della tessitura e la luce dei fari, creando nuove mappe simboliche per il nostro presente”.
Fondamentale in questa operazione è il ruolo di Mariantonia Urru, laboratorio che da oltre quarant’anni custodisce e rinnova l’arte tessile sarda nel cuore del Mandrolisai, a Samugheo. Sotto la guida della fondatrice e con il supporto dei figli, oggi ingegneri e designer, l’azienda si è aperta al dialogo con creativi internazionali mantenendo intatta la qualità delle tecniche tradizionali – dai pibiones ai litzos – e dando lavoro a numerose artigiane locali. Ad accogliere la mostra, un allestimento firmato dall’architetto Giovanni Filindeu e Smart Allestimenti, pensato per amplificare la suggestione visiva delle opere. L’inaugurazione è stata accompagnata da un momento conviviale curato dalla chef Marina Ravarotto.