L’arte attraversa Ulassai per Maria Lai, ‘Cuore mio’ diventa opera permanente

Inaugurata a Ulassai l’opera ‘Cuore mio’ di Marcello Maloberti. Grazie al progetto della Fondazione di sardegna e della Fondazione Stazione dell’arte entra nella collezione di arte pubblica del ‘Museo a cielo aperto Maria Lai‘. L’inaugurazione dell’installazione è stata seguita d auna performance che ha coinvolto la comunità di Ulassai per le strade del paese e nella centrale piazza Barigau. Maloberti ha ripreso metaforicamente quel famoso nastro celeste che, nel 1981, ha unito tutte le case del piccolo borgo dell’Ogliastra alla montagna. Lì, tra i maestosi Tacchi, che ora, a distanza di quasi quarant’anni da ‘Legarsi alla montagna‘, il cartello stradale è stato collocato in verticale, come una bandiera, quasi a indicare l’inizio di un altro paese sospeso tra cielo e terra. E proprio una bandiera a scacchi, che allude al celebre lavoro di Maloberti, ‘La vertigine della signora Emilia‘, in cui la madre e la nonna dell’artista sono vestite con una tovaglia da pizzeria a quadretti rossi e bianchi, in un’atmosfera a metà tra De Chirico, le contadine russe di Malevič e le gemelline inquietanti del film Shining di Kubrick, ha accompagnato il corteo sulla montagna, come un dragone da Capodanno cinese.

Maloberti ha poi dato vita a un’altra azione ‘partecipata’, questa volta in piazza Barigau, già teatro di un’altra opera di Maria Lai, ‘Il volo del gioco dell’oca‘. La dimensione ludica dell’intervento dell’artista sarda, ispirato al tradizionale ‘gioco dell’oca’, ben si presta a fungere da cornice ideale per la messa in scena di ‘Circus‘, campeggio itinerante realizzato da Maloberti, a partire dal 2003, in diverse città italiane ed europee, come Imola, Mestre, Palermo, Vitry/Parigi e alla Biennale di Thessaloniki. “In Circus ho rifatto l’immagine che ho visto un giorno a Roma – dichiara Maloberti – un tendone di un venditore ambulante di occhiali indiano. C’era uno specchietto appeso che brillava al sole, io ho rifatto il gesto, l’immagine duecento volte. Duecento specchietti che dondolavano nell’aria riflettevano i fari accesi di quattro auto posteggiate intorno, con le autoradio accese, brillando nella notte. L’atmosfera era molto felliniana”.

[foto: T-Space Studio. Courtesy Marcello Maloberti Studio, Fondazione Stazione dell’Arte e Fondazione di Sardegna]

 

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