L’anarchico sardo morto come Cucchi. L’omaggio di Nivola nel libro di Stajano

Franco Serantini ha solo vent’anni quando muore in seguito a un brutale pestaggio della polizia a Pisa. È il 5 maggio del 1972 e il ragazzo, un anarchico nato a Cagliari nel luglio del 1951, si trova in mezzo a un corteo indetto da Lotta Continua per protestare contro un comizio fascista in città. Scoppia la guerriglia e dura tre ore. Franco pronuncia qualche slogan contro fascisti e forze dell’ordine. Viene circondato da una decina di poliziotti in via delle Belle Donne e contro di lui, “inerme”, si scatena una violenza cieca, immotivata. “Coi calci dei moschetti, i manganelli, gli scarponi, i pugni lo massacrano”, scrive lo scrittore ed ex giornalista del Corriere della Sera Corrado Stajano nell’introduzione alla nuova edizione de Il sovversivo (Il Saggiatore), il libro che racconta la storia del ragazzo sardo nel 1975.

Serantini viene rinchiuso nel carcere di Don Bosco e il giorno dopo interrogato dal magistrato; ma il ragazzo sta malissimo per le lesioni subite e non riesce “neppure a tenere la testa levata”. Nessuno interviene o pensa di curarlo. La negligenza di medici e guardie carcerarie lo conduce inevitabilmente alla morte, avvenuta appena due giorni dopo, nella notte del 7 maggio. “Si tenta di seppellirlo in fretta, di nascosto”, scrive Stajano. Nessuno paga per quella vicenda. “Franco Serantini è vittima di una doppia morte, quella selvaggia a opera della polizia e quella dello Stato che rifiuta di processare se stesso. Il tempo della giustizia mancata – chiosa lo scrittore – è segnato poi da infiniti conflitti giudiziari, da reticenze, bugie, avocazioni decretate dal procuratore generale di Firenze, Mario Calamari, da processi fasulli che finiscono nel nulla. Il coraggio di un giudice istruttore, Paolo Funaioli, e il gesto di un commissario di polizia, Giuseppe Pironomonte, che si dimette per la vergogna, rappresentano il Paese civile, rispettoso dell’animo umano”.

Il libro torna dopo 44 anni dalla prima edizione arricchito dai disegni di Costantino Nivola. Nel ’77 l’artista oranese trova il libro nella casa romana di Antonio Cederna, scrittore e giornalista, e se lo fa prestare. Si appassiona a tal punto alla vicenda del suo conterraneo che la commenta a modo suo, realizzando alcuni disegni nei margini e negli spazi bianchi del libro. La nuova edizione li riproduce e contiene anche una nuova introduzione di Stajano, che propone una lettura attualizzante della storia, mettendo in fila, uno dopo l’altro, alcuni fatti recenti in qualche modo simili alla vicenda raccontata: i fatti della scuola Diaz di Genova, i casi Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi. Che hanno avuto un epilogo diverso rispetto a quello di Serantini: in questi casi, a differenza della vicenda del ’72, la magistratura è riuscita a individuare responsabilità e a pronunciare sentenze.

Uno dei disegni di Costantino Nivola

“La breve esistenza di Franco Serantini sembra una storia ottocentesca ai limiti dell’invenzione settaria, colma com’è di miseria, di violenza, d’ingiustizia. Il destino di sofferenza e di dolore che tocca in sorte ai poveri”. Il ragazzo nasce a Cagliari nel 1951, figlio di nessuno. Rimane in orfanotrofio per due anni e poi viene dato in affidamento a una coppia siciliana. Dopo la morte della madre adottiva, Franco è preso in carico dall’istituto del Buon Pastore di Cagliari, dove rimane diversi anni. Infelice, chiuso, silenzioso, in conflitto con le suore, finisce le elementari e viene iscritto alla scuola media Giuseppe Manno; ma non ama studiare e non riesce a integrarsi. Alla fine viene mandato in riformatorio a Pisa, senza aver mai commesso alcun reato. Ma nella città toscana qualcosa per lui inizia a cambiare, pian piano. Studia, legge, si appassiona alla politica. “Acquista rapidamente sicurezza, è esuberante, pieno di entusiasmo, deve essere aiutato e porge invece aiuto, è un qualunque ragazzo, più serio della sua età, con un gran desiderio di entrare nella comunità e di non essere diverso dagli altri”. Un processo di crescita e nuova consapevolezza che si interrompe a causa di quel tragico epilogo.

Oggi la presentazione del libro al Museo Nivola di Orani alle 18, all’interno di una serata speciale, nel corso della quale l’attore Giuseppe Cederna, figlio di Antonio, leggerà diversi passi del saggio accompagnato dalle musiche di Carlo Spiga Makika. Un omaggio ulteriore a Franco Serantini, “figlio di nessuno nella vita come nella morte”.

Andrea Tramonte

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