C’ è tutta l’eleganza, il minimalismo, la potenza estetica dell’Oriente nei corpi e nei gesti di The Tokio Ballet, in scena con un trittico di coreografie a cinque stelle al Lirico di Cagliari sabato e domenica (ore 21). La compagnia, tra le più prestigiose nel mondo (l’anno scorso è stata scelta da quella stella di Sylvie Guillem, nel suo tour di addio alle scene Life in Progress), è composta da una quarantina di giovanissimi danzatori che vederli tutti insieme sul palco è davvero una vibrazione profonda. La stessa che coglie lo spettatore davanti alla sensualità selvaggia de “La Sagra della Primavera” di Bèjart, terza e ultima coreografia del trittico scelto per scena cagliaritana (cui si aggiungono “Spring and Fall” di John Neumeier e “Dream Time”, prima esecuzione in Italia firmata da Elke Schepers).
Una “Sagra della Primavera” che ha lasciato col fiato sospeso per il suo dinamismo rituale, e come ben scrive Silvia Poletti nella bella prefazione al libretto di sala non si riferisce più “a un sacrifizio umano per ringraziare la rinascita della natura, come immaginato nel 1913 da Stravinskij e Roerich, ma celebrazione dell’eterno e universale istinto alla procreazione che porta l’umanità a perpetuarsi”.
Un incontro artistico, quello tra il teatro bejartiano e la compagnia giapponese – da subito molto apprezzato dalla platea – che va vissuto in tutta la sua perfetta e preziosa alchimia. Uno spettacolo che, quadro dopo quadro, si trasforma, come per incanto, in sapere e memoria.
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Donatella Percivale